In un periodo di intensa attività sismica come quello attuale, le istituzioni scientifiche che monitorano costantemente la caldera dei Campi Flegrei hanno scatenato la paura della popolazione locale ma, secondo alcuni esperti, mancano i segnali indicativi di un’eruzione imminente. Tuttavia, la storia insegna che un’eventuale eruzione potrebbe essere preceduta da chiari fenomeni, e ancora una volta gli esperti hanno fatto chiarezza sulla questione. Ma di quali segnali si tratta? Quali sono i fenomeni che precedono un’eruzione?
- Campi Flegrei: l’intensa attività sismica precede un’eruzione?
- L’attività sismica attuale dei Campi Flegrei è l’annuncio di un’imminente eruzione?
- Campi Flegrei, confermato il livello di allerta giallo
- Quali sono i segnali premonitori di un’eruzione dei Campi Flegrei? Cosa avvenne nel 1538?
Campi Flegrei: l’intensa attività sismica precede un’eruzione?
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Gli studiosi dell’INGV Osservatorio Vesuviano hanno sottolineato che, sebbene non sia possibile prevedere con certezza quando e se si verificherà un’eruzione, la sorveglianza continua del vulcano permette di rilevare con un certo anticipo l’insorgenza di fenomeni precursori.
Questi segnali permetterebbero di procedere tempestivamente all’evacuazione della popolazione. I fenomeni precursori sarebbero indotti dal movimento del magma in profondità e comprendono sciami sismici, eventi sismici a lungo periodo, tremore vulcanico, deformazioni del suolo, e variazioni nei gas emessi dal suolo o dalle fumarole.
Attraverso lo studio di tali fenomeni e l’analisi della loro evoluzione temporale, gli esperti possono comprendere se un’eruzione sia in arrivo. È essenziale che questi segnali vengano opportunamente analizzati ed interpretati alla luce delle conoscenze acquisite dalla comunità scientifica sul particolare vulcano.
L’attività sismica attuale dei Campi Flegrei è l’annuncio di un’imminente eruzione?
Al momento, l’attività registrata è limitata a eventi sismici legati al bradisismo, cioè ai fenomeni di abbassamento e sollevamento periodici del suolo, senza evidenze di un’imminente eruzione. La dottoressa Lucia Pappalardo, vulcanologa dell’INGV presso l’Osservatorio Vesuviano, ha ribadito che le scosse attuali non sono indicative di un’imminente eruzione.
Nemmeno confrontando l’attuale crisi bradisismica con la storia del supervulcano si trovano elementi comuni con le precedenti eruzioni. L’ultima eruzione dei Campi Flegrei risale infatti al 1538, con la formazione del Monte Nuovo, preceduta da un intervallo di riposo di circa 39 mila anni. Questo tipo di vulcano, infatti, tende ad avere periodi di riposo molto lunghi.
La dottoressa Pappalardo ha quindi tentato di rassicurare la popolazione affermando che, fino a questo momento, tutti i parametri monitorati non indicano una possibile eruzione imminente. Tuttavia, ha ricordato che il vulcano rimane pericoloso. Così come potenzialmente pericolose sono le scosse bradisismiche, dovute all’innalzamento del suolo dovuto ai movimenti del magma sottostante, causando i movimenti sismici che stanno ormai da mesi terrorizzando i residenti dell’area.
Campi Flegrei, confermato il livello di allerta giallo
Negli ultimi giorni il Dipartimento della Protezione Civile ha confermato il livello di allerta giallo per l’area flegrea, corrispondente alla “fase 2 – Attenzione”. Questa misura non rappresenta un aggravamento della situazione, ma un rafforzamento del monitoraggio scientifico e dei piani di emergenza. La decisione è stata presa dopo la riunione della Commissione Grandi Rischi – settore vulcanico, che ha valutato i dati aggiornati dell’INGV relativi a sismicità e bradisismo.
In particolare, le reti di osservazione hanno registrato una moderata intensificazione del sollevamento del suolo e un aumento dei micro-eventi sismici, fenomeni coerenti con lo stato di “attenzione” ma non indicativi di un’imminente eruzione.
Con il livello giallo vengono potenziate le attività di controllo, l’analisi dei gas e delle deformazioni del terreno, e soprattutto la verifica dei piani di evacuazione e delle procedure di emergenza. Nei giorni 5 e 6 novembre è stata inoltre organizzata un’esercitazione nazionale chiamata “Campi Flegrei 2025”, che ha simulato scenari di evacuazione assistita nel Comune di Napoli, inclusa la Stazione Marittima del Porto. L’obiettivo è testare la risposta della popolazione e migliorare la coordinazione tra enti e Protezione Civile.
Le autorità hanno sottolineato che il passaggio alla fase 2 non implica un rischio immediato per i cittadini, ma rappresenta un atto di prevenzione e consapevolezza. L’area flegrea, pur essendo una delle più complesse al mondo, è anche tra le più monitorate d’Europa. Oggi ogni variazione nei parametri geofisici o geochimici viene analizzata in tempo reale da una rete integrata di esperti dell’INGV e della Protezione Civile.
Quali sono i segnali premonitori di un’eruzione dei Campi Flegrei? Cosa avvenne nel 1538?
Per quanto riguarda i segnali premonitori dell’ultima eruzione, l’evento del 1538 fu preceduto da segnali molto intensi. Nelle settimane precedenti, fu infatti registrata un’attività sismica talmente significativa da essere riportata praticamente in tutte le cronache storiche, nonostante l’assenza degli strumenti di misurazione odierni. Quello registrato, infatti, fu un sollevamento del suolo molto superiore a quello attuale, che indusse le persone che vivevano nei villaggi intorno alla caldera ad allontanarsi spontaneamente.
I vulcani napoletani, Campi Flegrei e Vesuvio, sono monitorati 24 ore su 24, garantendo che l’evoluzione dei fenomeni sarà prontamente registrata e valutata, permettendo di organizzare la popolazione in caso di rischi imminenti.