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"Uno tsunami colpirà il Mediterraneo": l'allarme degli scienziati, il rischio è più vicino di quanto pensiamo

Per anni abbiamo creduto che il Mediterraneo fosse al riparo. Ma nuovi studi raccontano una realtà molto diversa, e più vicina di quanto immaginiamo.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Per anni il Mediterraneo è stato considerato un mare “sicuro”, lontano dalle catastrofi naturali che colpiscono più spesso le coste dei grandi oceani. Un luogo dove vivere o trascorrere le vacanze senza il pensiero di onde giganti e allarmi tsunami. Ma oggi gli scienziati ci invitano a rivedere questa convinzione, con un messaggio che suona chiaro e diretto: entro i prossimi 30 anni, uno tsunami potrebbe colpire le nostre coste.

La faglia di Averroè: il rischio nel Mediterraneo

A lanciare l’allarme è la Commissione oceanografica intergovernativa dell’UNESCO, che da anni monitora i rischi geologici nei mari del mondo. Secondo i dati raccolti, il pericolo nel Mediterraneo non è affatto remoto, ma statisticamente probabile. Un’onda alta anche solo un metro, seppur lontana dall’immaginario catastrofico delle onde da 20 metri viste in Giappone o Cile, potrebbe avere un impatto devastante su porti turistici, stabilimenti balneari e abitazioni costiere.

Il punto più critico, secondo gli esperti, è la cosiddetta faglia di Averroè, situata nel Mar di Alboran tra la Spagna meridionale e il Nord Africa. È qui che due placche tettoniche scorrono l’una accanto all’altra, creando una zona sismicamente attiva. Un terremoto improvviso in questa area potrebbe innescare un maremoto nel giro di pochi minuti. Le coste andaluse, per esempio, potrebbero essere colpite in appena 21 minuti, lasciando pochissimo tempo per reagire.

Ma non è tutto. Se l’epicentro si trovasse invece più a sud, vicino all’Algeria, il tempo di arrivo dell’onda salirebbe a poco più di un’ora, comunque insufficiente per evacuare le aree densamente popolate. E parliamo di zone che in estate ospitano migliaia di turisti, campeggi, villaggi, resort, porticcioli. Il danno economico e umano, anche in caso di onde “contenute”, potrebbe essere enorme.

Gli tsunami nel Mediterraneo del passato

Negli ultimi 100 anni, il Mediterraneo ha già vissuto circa 100 eventi tsunami, una cifra che rappresenta circa il 10% del totale globale. Il che smentisce già da tempo l’idea che questo mare sia immune al fenomeno. È vero che le onde raramente superano i due metri, ma il problema resta: le infrastrutture e la popolazione costiera non sono pronte.

Come l’Europa si sta preparando a uno tsunami?

A rassicurare parzialmente è Hélène Hébert, esperta del centro di allerta tsunami francese (CENALT), che chiarisce come non ci si aspetti onde gigantesche nel nostro bacino. Tuttavia, anche altezze moderate possono essere pericolose, soprattutto se arrivano con poco preavviso. Per questo motivo, i Paesi del Mediterraneo stanno investendo sempre più in sistemi di allerta precoce, basati su boe e sensori in grado di rilevare anomalie nel livello del mare e trasmettere segnali in tempo reale.

La vera sfida, però, è la preparazione delle popolazioni. Sapere cosa fare in caso di allerta, dove rifugiarsi, come riconoscere un primo segnale di tsunami: sono conoscenze che in Giappone fanno parte dell’educazione scolastica, ma che nel Sud Europa restano quasi sconosciute.

Lo tsunami che potrebbe arrivare non sarà forse un’onda da film apocalittico, ma il rischio è reale. E proprio perché è “più vicino di quanto pensiamo”, diventa urgente parlarne senza allarmismi, ma con consapevolezza. Perché la prevenzione, come sempre, resta la miglior difesa. Soprattutto in un’epoca come la nostra in cui il cambiamento climatico è lentamente in atto.

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