Vulcano Marsili: “Pericolo tsunami in Sicilia, Campania e Calabria”. Cosa succede se dovesse esplodere

Un gigante silenzioso sotto il Tirreno. Il Vulcano Marsili può davvero causare uno tsunami devastante sulle coste di Sicilia, Campania e Calabria?

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Il vulcano Marsili, situato nel Mar Tirreno, rappresenta un’enorme incognita per l’Italia, soprattutto in un momento in cui l’attività sismica nell’area meridionale del Paese è in aumento. Negli ultimi giorni, la provincia di Cosenza è stata colpita da diverse scosse, tra cui un terremoto di magnitudo 4.2 registrato il 29 novembre 2024, che ha destato grande preoccupazione tra i residenti. Questi eventi sismici, benché non direttamente collegati al vulcano Marsili, sono un monito dell’attività geologica intensa e della complessa interazione tra le strutture tettoniche e vulcaniche dell’area.

Sud Italia, attività sismica e vulcani pericolosi

Se consideriamo le recenti scosse come parte di un quadro più ampio, è impossibile ignorare il rischio rappresentato dal Marsili, il più grande vulcano sottomarino d’Europa. La sua posizione strategica e la vicinanza alle principali coste italiane rendono imperativo monitorare attentamente sia l’attività sismica che i segnali vulcanici nella zona, per prevenire o mitigare gli effetti di potenziali fenomeni catastrofici.

Le recenti scosse nel Sud Italia

Il 29 novembre 2024, alle 00:54, una scossa di terremoto di magnitudo 4.2 ha colpito la provincia di Cosenza, con epicentro localizzato a 2 chilometri a est di Mangone e a una profondità di 20 chilometri. Il sisma è stato avvertito distintamente non solo nel capoluogo, ma anche in comuni limitrofi come Rende, Catanzaro, Lamezia Terme e Vibo Valentia.

Molti residenti, svegliati nel cuore della notte, hanno riferito di aver percepito un forte boato e alcuni sono scesi in strada per la paura. Fortunatamente, al momento non si registrano danni significativi a persone o strutture. Successivamente, all’1:16, è stata registrata una seconda scossa di minore intensità, con magnitudo 2.0 e epicentro a 4 chilometri a est di Mangone.

Il territorio della Calabria, così fragile e complesso

La Calabria è una regione con una lunga storia di attività sismica significativa. L’area interessata dal recente sisma è stata colpita in passato da eventi di maggiore intensità, come il terremoto del 12 febbraio 1854 di magnitudo 6.3 e quello del 4 ottobre 1870 di magnitudo 6.2, entrambi con epicentri lungo la Valle del Crati e responsabili di gravi danni. Tra il 27 e il 28 ottobre 2024, la stessa area è stata interessata da oltre 80 scosse, la più forte delle quali ha raggiunto una magnitudo di 3.7, con epicentro vicino a Cellara, a pochi chilometri da Mangone. La Calabria, situata in una zona geologicamente complessa, è soggetta a frequenti movimenti tellurici a causa dell’interazione tra la placca africana e quella euroasiatica.

Cosa accadrebbe se esplodesse il vulcano Marsili? Le ipotesi e gli scenari

Il vulcano Marsili, situato a circa 140 km a largo delle coste della Campania e della Calabria, è il più grande vulcano sottomarino d’Europa. Sebbene la sua attività vulcanica sia considerata dormiente, la possibilità di un’eruzione o, peggio, di un’esplosione catastrofica solleva numerosi interrogativi sugli effetti che avrebbe sull’Italia e sulle aree circostanti.

Il potenziale Tsunami

Se il Marsili dovesse subire un’eruzione violenta o un crollo delle sue pareti, una delle conseguenze più probabili sarebbe la generazione di uno tsunami. La forza esplosiva e il conseguente movimento rapido di grandi quantità di acqua causerebbero onde anomale che potrebbero colpire:

  • Coste del Sud Italia: Campania, Calabria e Sicilia sarebbero le prime regioni interessate, con onde che potrebbero raggiungere altezze significative e causare gravi danni.
  • Paesi del Mediterraneo: Le coste di Grecia, Malta, Tunisia e persino Spagna potrebbero subire gli effetti secondari dell’onda di tsunami, con una propagazione più lenta ma ancora distruttiva.

Gli tsunami del passato, come quello del 1908 a Messina, dimostrano quanto tali fenomeni possano essere letali.

I possibili impatti climatici e ambientali

Un’esplosione vulcanica di questa portata rilascerebbe enormi quantità di gas e ceneri nell’atmosfera, con conseguenze globali:

  • Oscuramento atmosferico: Le particelle di cenere potrebbero bloccare parte della luce solare, provocando un temporaneo raffreddamento del clima nella regione mediterranea.
  • Acidificazione delle acque: I gas vulcanici disciolti, come l’anidride solforosa, potrebbero alterare il pH dell’acqua marina, con gravi conseguenze per gli ecosistemi marini.
  • Moria di fauna marina: Gli shock termici e chimici potrebbero distruggere intere popolazioni di pesci, molluschi e altri organismi marini, con pesanti ricadute sulla pesca locale.

I potenziali rischi economici

I danni all’economia sarebbero ingenti: Le regioni colpite vedrebbero un crollo del turismo, una delle principali fonti di reddito per il Sud Italia. La distruzione degli ecosistemi e la chiusura temporanea dei porti danneggerebbero gravemente le economie locali. I costi per il recupero e la ricostruzione delle aree colpite sarebbero enormi, con un impatto negativo sull’economia nazionale.

I possibili effetti sulla popolazione locale

Le aree costiere densamente popolate del Sud Italia sarebbero le più vulnerabili. Si stima che:

  • Milioni di persone potrebbero essere costrette ad abbandonare le loro case, soprattutto in regioni come Napoli, Salerno e Reggio Calabria.
  • Porti, strade e città lungo la costa potrebbero essere gravemente danneggiati, ostacolando i soccorsi.
  • L’inalazione di ceneri vulcaniche e gas tossici potrebbe causare problemi respiratori diffusi.

La situazione attuale del vulcano

Va detto, comunque, che il Marsili è monitorato dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), ma la sua natura sottomarina rende più difficile prevedere con precisione un’eruzione. Studi recenti indicano che il vulcano ha una struttura instabile, con potenziali aree di collasso. Va inoltre specificato che non esistono prove che suggeriscano un’esplosione imminente.

L’esplosione del vulcano Marsili sarebbe certamente un evento catastrofico con effetti devastanti sull’Italia e il Mediterraneo. Fortunatamente, la probabilità di un’eruzione esplosiva è bassa, ma la vicinanza di questo gigante dormiente alle coste italiane sottolinea l’importanza di un costante monitoraggio e di piani di emergenza per minimizzare i rischi. L’attenzione scientifica e istituzionale rimane dunque cruciale per prevenire tragedie e salvaguardare la popolazione.

Vulcano Marsili. È davvero così pericoloso?

A settembre 2024, un terremoto di magnitudo 4.1 è stato registrato nel Tirreno meridionale, con epicentro a una profondità di appena 1,2 km nelle acque antistanti Trapani. Il sisma, secondo quanto è stato rilevato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), è stato avvertito distintamente in diverse località della Sicilia occidentale, tra cui Trapani, Marsala, Mazara del Vallo e nelle isole Egadi, destando una certa preoccupazione tra la popolazione locale.

Le scosse hanno riacceso l’attenzione sul Vulcano Marsili, l’imponente vulcano sommerso situato nel cuore del Tirreno, noto per la sua potenziale capacità di generare eventi sismici o addirittura devastanti tsunami. Ma è vero che un’eventuale eruzione o un cedimento strutturale di questo vulcano potrebbe mettere a rischio le coste della Sicilia, della Calabria e della Campania?

Le differenze dagli altri vulcani italiani

Il Vulcano Marsili si trova nelle profondità del Tirreno meridionale. Non gode della stessa notorietà di giganti come il Vesuvio o l’Etna, eppure la sua minaccia potenziale è tutt’altro che trascurabile. A differenza del Vesuvio, silente da ormai da ottant’anni, o dell’Etna, la cui attività eruttiva è piuttosto costante, il Marsili rimane nell’ombra, nascosto sotto la superficie del mare, ma c’è chi avverte sul fatto che una sua eruzione potrebbe arrivare addirittura a scatenare conseguenze devastanti.

C’è chi dice che, se questo vulcano sommerso dovesse risvegliarsi con violenza, quello che si potrebbe innescare sarebbe uno tsunami capace di colpire tre regioni del sud Italia: Sicilia, Calabria e Campania. Le conseguenze potrebbero essere catastrofiche, con danni ingenti e un bilancio di vittime difficile da stimare.

Con dimensioni impressionanti che lo rendono il più grande vulcano sottomarino d’Europa, il Marsili si estende per 70 chilometri di lunghezza e 30 di larghezza, innalzandosi dal fondale per oltre 3.000 metri. Si trova a circa 140 km dalla Sicilia e circa 150 km dalla Calabria, in una posizione che lo rende molto vicino a entrambe le coste.

Nonostante le dimensioni titaniche, il vulcano Marsili rimane per lo più sconosciuto al grande pubblico, anche se il suo nome viene fuori in occasione di alcuni eventi sismici che si verificano nell’area. Sebbene il Marsili sia oggetto di monitoraggio continuo da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e del CNR, che dal 2010 ne studia le attività tramite una nave oceanografica, il fatto che sia un vulcano sommerso e l’incertezza sulle sue possibili dinamiche eruttive eruttiva rendono difficile prevedere con precisione il rischio.

I dati raccolti finora suggeriscono che la struttura del vulcano è instabile. Tuttavia, senza segni evidenti di un’imminente attività, la vera portata del pericolo rimane un’incognita. Ma possiamo dire che il Marsili rappresenti una minaccia latente per il sud Italia, un gigante dormiente le cui sorti sono strettamente legate all’attività sismica del Mediterraneo?

Il vulcano Marsili si sta risvegliando?

Il Marsili, nonostante la sua maestosità sommersa, continua a destare domande sulla sua attività. Se dovesse eruttare, la lava potrebbe accumularsi e far crescere progressivamente il vulcano, portandolo potenzialmente a emergere dalle acque del Tirreno fino a creare una nuova isola vulcanica.

Secondo i vulcanologi, il Marsili è uno stratovulcano capace di eruzioni sia esplosive sia effusive, con queste ultime che sono caratterizzate da colate laviche fluide.

La storia del vulcano Marsili

Scoperto nei primi anni del 1900, è stato studiato a fondo solo da poco più di dieci anni, tanto che ancora emergono nuove scoperte che rivelano la sua lunga storia di attività. Fino a poco tempo fa, si riteneva che il vulcano fosse inattivo da circa 100.000 anni, ma alcune esplorazioni condotte nel 2006 hanno ribaltato questa convinzione. L’analisi dei sedimenti ha evidenziato tracce di due eruzioni relativamente recenti, avvenute tra 5000 e 3000 anni fa. Questo colloca il Marsili nella categoria dei vulcani quiescenti, cioè non estinti, ma in uno stato di dormienza, con la possibilità di tornare a eruttare in futuro.

Nonostante i timori, dunque, non ci sono segnali evidenti che indichino un’imminente eruzione del Marsili. Gli scienziati hanno osservato un’attività idrotermale attiva nella zona, ma le recenti eruzioni, risalenti a millenni fa, sono state perlopiù poco esplosive.

Ciò non toglie che il vulcano mantenga una potenziale pericolosità. La sua natura quiescente, infatti, non è sinonimo di sicurezza; l’assenza di eruzioni violente negli ultimi tempi non garantisce che non possa riprendere vigore, soprattutto in un contesto di attività sismica come quello del Mediterraneo.

Anzi: la quiescenza del Marsili non deve far dimenticare il suo potenziale distruttivo. Gli esperti sottolineano che una sua eventuale eruzione potrebbe scatenare una serie di eventi disastrosi per buona parte del sud Italia. Oltre alla fuoriuscita di lava e gas tossici, vi è la possibilità che si formino nubi ardenti e che, in scenari peggiori, il crollo del vulcano inneschi uno tsunami. Le coste di Campania, Calabria e Sicilia sarebbero le più esposte, con conseguenze che potrebbero essere catastrofiche per le comunità costiere.

Cosa succede se si sveglia il vulcano Marsili? Il Rischio tsunami per Sicilia, Calabria e Campania è concreto?

Gli approfondimenti scientifici sul Marsili, sono, secondo molti esperti, “scientificamente importante e socialmente doverosi”, al fine sviluppare una conoscenza più approfondita del vulcano, per poter prevenire possibili disastri.

Sebbene l’ipotesi di uno tsunami generato dal Marsili sia alquanto remota, il rischio non è completamente da escludere. La struttura del vulcano, con le sue pareti sottili e instabili, rende possibile un collasso in caso di una forte eruzione esplosiva. Un fenomeno simile è accaduto nel 2018 con il vulcano Krakatoa, che causò uno tsunami devastante in Indonesia. Anche nella baia di Lituya, nel 1958, un crollo vulcanico generò uno tsunami di proporzioni colossali. Nel caso del Marsili, se un’eruzione esplosiva dovesse far collassare una parte del vulcano, le coste della Sicilia, Calabria e Campania potrebbero essere seriamente minacciate.

Tuttavia, gli scienziati ritengono che sia estremamente improbabile che un forte evento sismico possa innescare il collasso del Marsili.

Sebbene il Mar Tirreno sia una zona attiva dal punto di vista sismico, la maggior parte dei terremoti registrati in quest’area avviene a profondità considerevoli, riducendo la possibilità che scuotano il vulcano in modo così violento da provocarne il crollo. Inoltre, non ci sono evidenze geologiche di antichi tsunami causati da eruzioni esplosive o frane vulcaniche nella zona del Marsili, ulteriore motivo per cui molti esperti ritengono che un’eruzione sottomarina potrebbe generare soltanto fenomeni come il ribollire dell’acqua e la dispersione di materiale vulcanico sulla superficie marina.

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