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Il miglior tiramisù del mondo non è italiano: chi ha conquistato la medaglia d'oro al World Trophy of Professional Tiramisù

Non è italiano il miglior tiramisù al mondo: scopri da dove arriva e chi lo ha preparato (conquistando davvero tutti).

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Ai puristi di Veneto e Friuli-Venezia Giulia che da tempo se ne contendono le origini sembrerà un sacrilegio, ma il miglior tiramisù al mondo non è italiano! A incoronare la nuova regina del dolce più amato d’Italia è stato il World Trophy of Professional Tiramisù, il campionato del mondo dedicato interamente a questo simbolo della pasticceria tricolore. Eppure, a trionfare non è stata una mano nostrana, ma quella di una talentuosa pasticcera proveniente dall’altra parte del mondo, in grado di superare concorrenti da ogni parte del globo e conquistare la giuria con un tocco d’arte e di eleganza tipicamente orientale.

Il miglior tiramisù del mondo non parla italiano, ma giapponese

Il titolo di campionessa del mondo di tiramisù è andato alla giapponese Aya Okada, originaria della prefettura di Ishikawa, che ha stupito i giudici al World Trophy of Professional Tiramisù organizzato a Roma dalla Federazione Internazionale di Pasticceria, Gelateria e Cioccolateria.

Un’ironia tutta italiana, se vogliamo: il concorso, nato per celebrare il dolce simbolo del Bel Paese nel mondo, ha premiato la maestria orientale.

Il podio parla anche un po’ italiano

Il podio, comunque, parla anche un po’ d’italiano: la medaglia d’argento è stata conquistata da Milena Russo, pasticcera di Capo d’Orlando (Messina), mentre il bronzo è andato al marocchino Simon Loutid. Ma la palma della perfezione è spettata ad Aya Okada, che ha proposto un tiramisù dal design sorprendente: una creazione a forma di pianoforte a coda, impreziosita da ciliegie al maraschino e amarene, che ha unito la raffinatezza estetica alla purezza dei sapori classici.

Dietro il trionfo giapponese, c’è da ammetterlo, c’è una preparazione meticolosa. La gara prevedeva infatti due prove: una versione “Classica”, realizzata esclusivamente con gli ingredienti tradizionali — savoiardi, mascarpone, uova, zucchero, caffè e cacao — e una versione “Innovativa”, in cui i concorrenti potevano sperimentare liberamente, a patto di rispettare tre regole fondamentali: inserire una parte cotta, utilizzare un formaggio fresco spalmabile e, naturalmente, il caffè.

Aya Okada ha saputo distinguersi in entrambe le categorie, combinando precisione giapponese e la sensibilità all’italiana che ha reso il tiramisù immortale. Il suo dolce, curato nei minimi dettagli, è stato valutato da una giuria di esperti secondo criteri che includevano gusto, presentazione, equilibrio e tecnica di esecuzione. E alla fine, la somma dei punteggi ha decretato la vittoria del Sol Levante.

Il Giappone sempre al top nelle classifiche mondiali

Non è la prima volta, d’altronde, che il Giappone brilla nel firmamento della pasticceria mondiale: nel 2025, il Paese aveva già conquistato anche la Coppa del Mondo di Pasticceria, confermando un’attenzione quasi maniacale per la precisione e l’estetica del dessert. Un talento che si fonde con la tradizione occidentale e che, nel caso del tiramisù, ha dato vita a un perfetto equilibrio tra arte, gusto e rispetto per la storia di un dolce leggendario.

L’edizione 2025 del World Trophy of Professional Tiramisù ha visto la partecipazione di concorrenti provenienti da dieci Paesi diversi: Giappone, Senegal, Australia, Cina, Messico, Perù, Marocco, Francia, Italia e Colombia. Un vero e proprio tour gastronomico globale che dimostra come il tiramisù sia ormai patrimonio internazionale, capace di unire culture e interpretazioni differenti sotto il segno della dolcezza.

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