Musica, cos'è e come è nato l'indie italiano

Negli ultimi anni si sente molto parlare di musica indie, che ha trovato spazio anche nel nostro Paese. Ecco cos'è e com'è nato l'indie italiano.

15 Maggio 2018

La nuova scena musicale italiana è formata soprattutto da rapper e cantautori indie. Tralasciando i primi, cerchiamo di scoprire cos’è la musica indie e come è nato l’indie italiano.

Contrariamente a quello che si crede, la parola “indie” non identifica un genere, ma comprende tutti quei cantanti che non sono associati a grosse case discografiche, le cosiddette “major”, e – evento quasi raro al giorno d’oggi – non sono stati lanciati da un talent show televisivo.

In Italia, tuttavia, il termine è spesso associato proprio a un vero e proprio genere musicale, anche se sempre legato alla produzione indipendente.

L’indie italiano nasce intorno ai primi anni Duemila, con artisti come Tre allegri ragazzi morti e i Baustelle, che con il loro “Sussidiario illustrato della giovinezza” sembrano prendere il posto degli Afterhours di Manuel Agnelli e i Marlene Kuntz, che negli anni Novanta erano le band di rock alternativo di maggior successo.

Arrivano poi gli Offlaga Disco Pax nel 2005 e nel 2007 fa la comparsa il progetto del cantautore Vasco Brondi, Le luci della centrale elettrica. Nello stesso anno nasce la 42 Records, etichetta indipendente che intuisce il bisogno di una voce fuori dal coro nel panorama musicale italiano.

Nel 2010 un ventiquattrenne romano, Niccolò Contessa, nascosto dietro lo pseudonimo I Cani, comincia a far girare dei video su YouTube che, nel giro di pochi mesi e grazie all’avvento di Facebook, diventano presto virali. Con il successo di “Il sorprendente album d’esordio de I Cani”, Contessa viene messo subito sotto contratto dalla 42 Records, etichetta con la quale rimane tuttora sotto contratto, in attesa che esca il nuovo album che sta lasciando con il fiato sospeso tutti i fan.

Il 2015 è invece l’anno di Calcutta, nome d’arte del cantautore di Latina Edoardo D’Erme, che con il singolo “Che cosa mi manchi a fare”, contenuto nell’album “Mainstream”, diventa uno degli artisti più amati dai giovani per il suo approccio scanzonato e senza filtri alla musica italiana.

Il resto è storia recente, la scena indie italiana può contare su un numero di cantautori molto apprezzati e con un seguito che a volte fuoriesce dalla cosiddetta “nicchia”.

Parliamo di Brunori Sas, Cosmo, MottaLodo Guenzi e il suo Stato Sociale, i Thegiornalisti di Tommaso Paradiso, Iosonouncane, Colapesce, gli Zen Circus, Coez, Ex-Otago, Dente, Colombre, Giorgio Poi, sono solo alcuni rappresentanti di questa scena italiana che negli ultimi anni ha occupato le line up dei festival italiani più importanti, compreso quello del Primo Maggio. Anche le donne hanno una parte considerevole: Levante, Marianne Mirage e Maria Antonietta sono le più note e amate dai fan.

Oltre a questa nutrita schiera di artisti, è importante segnalare una serie di realtà senza le quali il mondo della musica indipendente italiana non esisterebbe: si tratta di etichette spesso nate grazie alla visionaria capacità imprenditoriale di individui che però nel corso degli anni hanno lasciato e soprattutto stanno lasciando un’impronta forte nel sound e nella tradizione catautorale che nel nostro paese ha sempre avuto un ruolo determinante. Tra queste etichette, le principali, oltre a 42 Records, sono Bomba Dischi e Maciste Dischi di Roma, Garrincha di Milano, Foolica di Mantova, INRI di Torino.

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