La Chiesa Cattolica si prepara, almeno a livello teologico, al giorno del potenziale primo contatto con esseri provenienti da altri pianeti: extraterrestri. Il nuovo capo astronomo di Papa Leone XIII, Padre Richard D’Souza, ha dichiarato senza esitazioni che sarebbe disposto a battezzare un essere extraterrestre, se l’incontro dovesse mai avvenire. Il gesuita, che recentemente è stato nominato direttore della Specola Vaticana a Castel Gandolfo, si trova nel punto esatto in cui la fede incontra la scienza. Il suo ruolo, infatti, è fondamentale per colmare il divario tra la comprensione scientifica dell’universo e il credo religioso.
- L'Apertura teologica: "Sono Figli di Dio"
- Problemi pratici del sacramento cosmico
- Tra astrofisica e teologia: l'identità del gesuita
- La ricerca di ET: scoperte attese entro 30 anni
L’Apertura teologica: “Sono Figli di Dio”
Padre Richard D’Souza, 47 anni, laureato in fisica e con un master conseguito all’Università di Heidelberg, è pienamente consapevole dell’impatto che la scoperta di vita intelligente extraterrestre avrebbe sulla religione e sulla storia dell’umanità. Quando gli è stato chiesto se avrebbe celebrato un battesimo alieno, la sua risposta è stata un deciso “sì”. “La teologia dovrebbe reimmaginare sé stessa e prendere in considerazione questi altri esseri,” ha spiegato. “Sono tutti parte della creazione di Dio. Sarei aperto a battezzarli… sarebbero figli di Dio. Credo in un creatore benevolo. Lui è dietro ogni cosa.”
Problemi pratici del sacramento cosmico
Insomma, sebbene la sua apertura teologica sia totale, l’astronomo del Papa ha riconosciuto che ci sarebbero comunque degli ostacoli pratici da superare prima di poter officiare un sacramento a livello cosmico. “Crediamo che il battesimo debba essere in presenza,” ha specificato. “La domanda sarebbe come raggiungerli o come loro raggiungerebbero noi. Questi sono i problemi pratici da risolvere prima ancora di parlare di battesimo.”
Tra astrofisica e teologia: l’identità del gesuita
Padre D’Souza, che nella sua lunga formazione ha studiato anche teologia e filosofia prima di essere ordinato sacerdote gesuita nel 2011, si descrive nel suo nuovo ruolo come un “archeologo galattico”. “Divento un archeologo galattico e cerco di inferire la storia passata di una galassia,” ha detto. Il suo impegno scientifico è tale che gli è stato persino dedicato un asteroide. La vasta roccia, che si dice abbia le dimensioni di Manhattan, è stata chiamata D’Souza 27397 e orbita nella fascia principale degli asteroidi tra Marte e Giove.
La ricerca di ET: scoperte attese entro 30 anni
L’astronomo prevede che gli scienziati saranno in grado di scoprire se la vita aliena esista “nei prossimi 30 anni” grazie all’impulso della ricerca scientifica. Tuttavia, ammette che la scoperta di vita intelligente è “un’altra questione”, dato che la caccia ai segnali ET negli ultimi 30 anni non ha prodotto risultati. Con la sua visione che coniuga la vastità dell’universo e la dottrina della Chiesa, Padre D’Souza non solo inaugura un nuovo capitolo per la Specola Vaticana, ma lancia anche un messaggio profondo: l’amore e la creazione di Dio si estendono oltre i confini terrestri. La sua disponibilità al battesimo di un alieno posiziona la Chiesa in prima linea nel dibattito cosmico, dimostrando la flessibilità della fede di fronte alle potenziali, rivoluzionarie scoperte scientifiche che, in un futuro non troppo lontano, potrebbero riscrivere la nostra storia e la nostra comprensione del divino.