Sul palco di Sanremo, Lo Stato Sociale porterà la sua musica elettropop. E la sua storia, iniziata nel 2009 a Bologna. In principio, i componenti sono solamente tre: Alberto Cazzola, Lodovico Guenzi e Alberto Guidetti, tuti DJ di Radio Città Fujiko, emittente radiofonica che copre Bologna e provincia, e gran parte delle province di Modena e Ferrara. Nel 2011, entrano nella band Enrico Roberto e Francesco Draicchio. Nasce così un quintetto, lo stesso che vedremo sul palco del Festival di Sanremo.
Alla voce, e al basso, c’è Alberto Cazzola, detto “Albi”. Ha studiato per laurearsi in Sociologia del Lavoro, Alberto, ed è (anche) lui la mente dietro le canzoni. “Una vita in vacanza”, per esempio, ha persino una bibliografia: è ispirata ai libri su cui ci ha passato le ore, da “Il biocapitalismo” di Vanni Codeluppi a “L’arte della sovversione”di Marco Barav fino all’antologia di Federico Chicchi ed Emanuele Leonardi “Lavoro in frantumi”. Definisce se stesso e i suoi compagni “divertenti e divertiti”, e si arrabbia quando la sua viene definita “una band per ragazzine”, solo perché pubblicano su Facebook frasi d’amore.«Siamo appassionati di caxxate, sì, scriviamo anche canzoni sentimentali, ma siamo pure molto altro», ha dichiarato nel corso di una recente intervista.
Al sintetizzatore (ma anche al sequencer e alla voce) c’è Francesco “Checco” Draicchio. Nel 2016, quando ancora stava lavorando al disco “Amore, lavoro e miti da sfatare”, si barcamenava tra prove, registrazioni e lavori extra-musicali. Era un ricercatore precario, e i suoi genitori gli suggerivano di trovarsi un lavoro “vero” e una fidanzata. A Checco, però, scorre da sempre il punk nelle vene. E ha grandi ideali. «La necessità oggi è quella di reinventarsi. Riuscire a vivere insieme agli altri e fare delle cose insieme agli altri, per poter costruire un mondo nel quale il lavoro sia fatto anche di sentimenti», ha confessato. C’è poi Lodovico Guenzi, detto “Lodo”, che si occupa di voce, chitarra, pianoforte e sintetizzatore. È lui ad essere un po’ l’anima della band, e non ha paura di esporsi. Neanche quando – per farlo – deve litigare con un politico (l’ha fatto con Salvini, e al centro della disputa c’erano le coppie gay). «Ci siamo autoprodotti, abbiamo rischiato. All’inizio chiedevamo 200 euro, poi 500. Quando ce li diedero la sensazione era come di ubriachezza. All’Angelo Mai di Roma volevamo quasi ridargli indietro i soldi “in più”, ci sentivamo degli usurpatori. Poi ce li siamo tenuti» ha raccontato, ricordando gli esordi de Lo Stato Sociale.
Infine, ci sono Alberto “Bebo” Guidetti (drum machine, programmazione, sintetizzatore, sequencer e voce) ed Enrico “Carota” Roberto (voce e sintetizzatore). Il primo, tra i fondatori della band, vive di musica fin dal 2012. Prima, ha lavorato in fabbrica: si è comprato una macchina, una casa. E, nonostante l’idea di un lavoro stabile abbia continuato per anni ad essere nei suoi pensieri, oggi si dice felice di questo suo stile di vita. Precario, sì, ma sereno. Enrico, invece, ha i genitori che sono originari di Foggia. Suo padre, quando lo ascoltava in disco, gli consigliava di lasciare perdere. Ma poi, sentendolo dal vivo, ha cambiato idea. Gli ha suggerito di mollare il lavoro, e di dedicarsi solo alla musica. Oggi, tutti e cinque, di musica ci vivono. E lo fanno con una personalità unica, nel panorama italiano.