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Capelli bianchi addio, la molecola che stimola la melanina e riporta il colore naturale

Non è magia ma biotecnologia: un principio attivo innovativo promette di ridare ai capelli la loro tonalità originale, stimolando la melanina.

Pubblicato:

Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Quella riga di capelli bianchi che spunta, apparentemente all’improvviso, può trasformarsi in un piccolo campanello d’allarme: “Ecco che anche io comincio a invecchiare”, sembra dire. Eppure, come spesso accade, il segnale estetico nasconde un meccanismo biologico ben più complesso: la graduale riduzione della produzione di pigmenti nella radice del capello.

Recentemente però la ricerca ha messo in discussione l’idea che l’ingrigirsi sia un destino ineluttabile, aprendo le porte a nuovi trattamenti che non lasciano solo “copertura”, ma puntano alla ripigmentazione effettiva del capello.

In questo articolo esploriamo che cosa accade alla chioma quando compaiono i capelli bianchi, quali sono i limiti delle soluzioni tradizionali, e in che modo una molecola chiave – la 5,6‑Dihydroxyindole (DHI) – e i progressi della ricerca potrebbero riscrivere il racconto della bellezza della nostra chioma.

Perché i capelli diventano bianchi

Una volta era facile liquidare i capelli bianchi come “segno dell’età”, eppure la realtà è molto più sfumata. Il colore dei capelli è dato principalmente da due tipi di melanina: l’eumelanina (tonalità dal castano al nero) e la pheomelanina (tonalità biondo/rossicce) prodotte dai melanociti nei follicoli piliferi. Con il tempo, numerosi fattori – genetici, ossidativi, metabolici – portano a una riduzione della capacità dei melanociti di produrre pigmento, oppure alla diminuzione del numero stesso di melanociti attivi.

Studi recenti hanno mostrato che, con l’avanzare dell’età, non solo cala la produzione totale di melanina, ma cambia anche la composizione chimica del pigmento: in particolare, la proporzione del precursore DHI nella melanina tende ad aumentare con l’età, mentre i melanosomi (le “vescicole” che contengono melanina nei capelli) diventano più grandi e alterano la distribuzione del pigmento.

In parole più semplici: i capelli non diventano semplicemente “grigi” o “bianchi”, ma attraversano una fase di riduzione progressiva del pigmento, finché la radice non produce più colore e appare il filo bianco. Ecco perché gli esperti sottolineano che intervenire quando i capelli sono ancora in parte grigi può dare risultati più naturali e duraturi: in quella fase, infatti, la “macchina del colore” non è del tutto spenta.

Le soluzioni tradizionali e i loro limiti

Quando compaiono i primi capelli bianchi, l’istinto è spesso quello di ricorrere alla tinta. È una risposta immediata, visiva, che dà sollievo. Ma non è esente da costi: tinte permanenti, shampoo coloranti, trattamenti professionali, tutti hanno pro e contro.

Le tinte ossidative permanenti permettono una copertura totale, ma contengono agenti che aprono le cuticole del capello, alterano la struttura, e con il tempo rendono la chioma più fragile, opaca e incline alla rottura.

Gli shampoo coloranti sono più leggeri ma meno duraturi, spesso richiedono ritocchi frequenti e non sempre danno un effetto pienamente naturale. I trattamenti dal parrucchiere possono essere efficaci ma implicano tempo, costi e impegno continuo.

Ripigmentazione: il concetto chiave della nuova frontiera

La parola “ripigmentazione” è destinata a diventare importante nel vocabolario beauty del futuro. Non limita l’intervento a “coprire” il bianco, ma mira a ristabilire il colore naturale del capello agendo sul pigmento stesso.

Al centro del meccanismo c’è la molecola 5,6-Dihydroxyindole (DHI), precursore della eumelanina, che in condizioni controllate può ossidarsi e polimerizzare per formare pigmento interno alla fibra capillare. Studi hanno dimostrato che trattamenti che stimolano questo tipo di processo, o che riportano attivo il sistema di pigmentazione, possono teoricamente invertire l’ingrigimento, almeno nei casi in cui i melanociti non sono definitivamente estinti.

Nel concreto, ciò significa che la chioma che appare grigia non deve per forza “restare” grigia: se il processo cromatico della melanina viene rilanciato o supportato, può tornare visivamente più ricca e colorata, in modo più naturale rispetto a una tinta tradizionale.

Come questa molecola agisce e cosa dice la ricerca

Il percorso di azione è il seguente:

  • Nei melanociti del follicolo, la tirosinasi converte la tirosina in DOPA e poi in dopacromo, che a sua volta può dar vita a DHI o DHICA.
  • DHI, o derivati, possono ossidarsi e polimerizzare formando eumelanina, che conferisce al capello la tonalità scura.
  • In condizioni di invecchiamento, o per danno ossidativo, oppure per carenza di stimoli, questo percorso rallenta o si arresta, e i capelli perdono pigmento.
  • Ricerca recente suggerisce che, se si riesce a “riattivare” o “sostituire” efficacemente la funzione del precursore DHI, si può ottenere una restituzione del colore naturale nella fibra capillare, non tramite un semplice deposito superficiale di tinta, ma tramite una ripigmentazione interna.

Ovviamente, la ricerca è ancora in evoluzione e non tutti i casi sono trattabili allo stesso modo: se i melanociti sono del tutto esauriti, la ripigmentazione sarà più difficoltosa. Inoltre, la “tonalità” che si recupera dipende da molti fattori: genetica, condizione del capello, età del fenomeno, stile di vita, ecc.

Quali sono i vantaggi reali e dove prestare attenzione

I vantaggi potenziali di questa metodologia sono interessanti:

  • Possibilità di recuperare il colore naturale senza ricorrere costantemente alla tinta.
  • Meno frequenti ritocchi, meno stress per la chioma.
  • Minore compromesso tra estetica e salute del capello.
  • Effetti più armonizzati e progressivi, meno “effetto ricrescita” visibile.

Ma, come per tutti i trattamenti innovativi, ci sono aspetti da valutare:

  • Occorre che la struttura del follicolo e i melanociti residui siano in condizioni sufficienti per rispondere: non è una “magia”.
  • Il risultato dipende dal punto di partenza: chi ha solo qualche filo bianco potrebbe rispondere meglio rispetto a chi ha molti capelli completamente bianchi da tempo.
  • Come per ogni innovazione, è necessario verificare il trattamento, l’effettività del risultato, il costo, la sostenibilità.
  • È importante non trattare il tutto come “rimedio miracoloso”: la salute del capello, la cura quotidiana, la protezione da agenti esterni (UV, inquinamento, stress ossidativo) restano fondamentali.

Addio ai capelli bianchi, quindi, non vuol dire semplicemente continuare a coprirli con le tinte tradizionali e ampiamente diffuse oggigiorno, ma in futuro potrà finalmente significare “ripristino del colore naturale”. Grazie a scoperte come l’utilizzo della molecola DHI nel processo di ripigmentazione, stiamo entrando in un’era in cui curare la chioma significa anche preservare la sua identità cromatica.
Se hai notato i primi filamenti bianchi, non sentirli come una resa, ma come un’opportunità: quella di scegliere un percorso consapevole, elegante, e che rispetti la salute dei capelli.

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