Mangiare il riso riscaldato può essere rischioso per la salute

Chi va matto per il riso faccia molta attenzione a come riscaldarlo e conservarlo: può incorrere in gravi rischi per la salute

1 Aprile 2020

Il riso piace alla stragrande maggioranza di noi: perfetto in inverno per le zuppe e in estate per le insalate di riso, questo cereale – di cui l’Italia, secondo Coldiretti – è il principale produttore europeo è particolarmente versatile in cucina e anche chi non è uno chef provetto tra i fornelli può ottenere grandi risultati a tavola (provate questa ricetta, per esempio).

Preferito da molti alla pasta a causa del più basso indice glicemico, il riso non contiene glutine – dunque è indicato per chi soffre di celiachia – e ha poco sodio al suo interno, aspetto questo che lo rende adatto anche agli ipertesi. Senza contare che da sempre, quando abbiamo disturbi all’apparato gastrointestinale, il riso è tra quegli alimenti miracolosi che ci rimettono in sesto regolando anche la nostra flora batterica (è necessario lavarlo prima di cucinarlo? Ecco in quali casi sì e in quali no).

Insomma, sembra il cibo perfetto (ma è davvero dietetico il riso in bianco?) eppure nei chicchi si nasconde una potenziale minaccia alla salute dell’uomo: mai sentito parlare del Bacillus cereus? L’allarme proviene direttamente dal National Health Service inglese che invita alla massima attenzione quando riscaldiamo il riso (anche la pasta può essere contaminata dallo stesso batterio).

Il problema vero e proprio non sta nell’atto di riscaldare i chicchi, quanto nella modalità di conservazione dopo essere stato nuovamente cotto: gli esperti raccomandano infatti di non lasciare il riso riscaldato fuori dal frigo per più di un’ora, altrimenti il Bacillus cereus, sotto forma di spora, potrebbe contaminare i chicchi.

Nel momento in cui le spore si moltiplicano all’interno dell’alimento, rilasciano alcune tossine che attaccano l’apparato digerente. Le conseguenze sono visibili da 6 a 24 ore dopo il consumo di riso riscaldato e mal conservato: vomito, nausea e diarrea sono le più comuni, tuttavia l’intossicazione alimentare può, in remotissimi casi, avere esiti ancor più gravi.

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