Dal 2026 la Sicilia cambia rotta. Dopo quasi ottant’anni dalla nascita dello Statuto speciale, l’isola si prepara finalmente a sfruttarlo davvero, introducendo agevolazioni fiscali senza precedenti per attrarre nuovi residenti, investitori e imprese. Il tutto grazie a un decreto legislativo approvato il 15 luglio 2025, che consente alla Regione di modulare tributi locali come IRPEF, IRAP e relative addizionali — in alcuni casi fino all’azzeramento totale.
- Il modello? Quello portoghese
- Cosa prevede il nuovo regime fiscale
- 8 miliardi di investimenti e 45mila posti di lavoro
- Il rischio? L’ennesima occasione persa
Il modello? Quello portoghese
Il piano siciliano prende ispirazione dal famoso regime dei “residenti non abituali” del Portogallo, che per anni ha attirato pensionati facoltosi e professionisti stranieri con forti incentivi fiscali.
Il modello portoghese dei “residenti non abituali” è stato introdotto nel 2009 con l’obiettivo di attrarre pensionati stranieri, professionisti qualificati e investitori offrendo vantaggi fiscali per un periodo di dieci anni. Funzionava in modo semplice: chi non era stato residente fiscale in Portogallo nei cinque anni precedenti e trasferiva lì la propria residenza poteva godere di tassazioni agevolate. In particolare, i redditi da lavoro ad alto valore aggiunto venivano tassati a un’aliquota fissa del 20%, mentre i redditi percepiti dall’estero – come pensioni, dividendi o interessi – potevano essere parzialmente o totalmente esentati, a seconda delle convenzioni fiscali internazionali.
Questo regime ha avuto un grande successo, attirando migliaia di nuovi residenti, soprattutto pensionati europei, con effetti visibili sul mercato immobiliare e sull’economia locale. Tuttavia, nel tempo ha anche generato problemi: aumento dei prezzi delle case, pressione sui servizi pubblici e malcontento sociale. Di fronte a queste criticità, il governo portoghese ha progressivamente ridotto i benefici del regime, fino a eliminarne alcune parti nel 2024, come l’esenzione per le pensioni straniere.
La Sicilia punta a non ripetere gli stessi errori, cercando un equilibrio tra vantaggi economici e sostenibilità sociale.
Cosa prevede il nuovo regime fiscale
Il cuore del provvedimento è un pacchetto di agevolazioni mirato, che include:
Esenzioni, deduzioni e detrazioni sui tributi locali
Compensazioni fiscali gestite in sinergia con l’Agenzia delle Entrate
Sconti per chi acquista un immobile e trasferisce la residenza in Sicilia
Incentivi per aziende e start‑up che aprono o spostano la sede operativa sull’isola
Agevolazioni dedicate ai pensionati stranieri, per trasformare la Sicilia in un nuovo paradiso fiscale al sole del Mediterraneo
8 miliardi di investimenti e 45mila posti di lavoro
Secondo uno studio dell’Università di Palermo, questo piano potrebbe generare:
8 miliardi di investimenti privati nei primi cinque anni
Oltre 45.000 nuovi posti di lavoro, soprattutto nei settori chiave: turismo sostenibile, agricoltura tecnologica, logistica, manifattura ad alta innovazione. Una boccata d’ossigeno per un’isola da decenni in cerca di rilancio economico.
Il rischio? L’ennesima occasione persa
Eppure, nonostante l’entusiasmo, i dubbi non mancano. Perché senza un serio investimento nei servizi pubblici, dagli ospedali ai trasporti, il rischio è che la Sicilia attiri sì capitali e residenti, ma senza offrire le condizioni per una vita di qualità.
Un Eden fiscale, certo. Ma senza trasporti efficienti, scuole moderne e sanità accessibile, gli sconti rischiano di non bastare.
La vera sfida sarà evitare che i vantaggi si concentrino solo nelle mani di pochi, e coinvolgere la popolazione residente in un progetto di sviluppo inclusivo, stabile e duraturo.