Non mangiare cibi salutari dopo aver bevuto il caffè: perché

Il caffè è l’oro nero dei nostri tempi, ma attenzione alle tempistiche di assunzione: cosa succede se mangiamo subito dopo

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Se il buongiorno si vede dal mattino, iniziare con il piede giusto la giornata si traduce – per la maggior parte di noi – con una buona tazza di caffè caldo: un rito, oramai, a cui gli italiani non vogliono rinunciare.

I benefici della caffeina sul corpo sono noti: velocizza il metabolismo, ci dà la carica, ci fa essere più concentrati, ha un effetto lipolitico – cioè rende più facile bruciare le calorie – e ancora stimola la funzionalità cardiaca.

Chiaramente, l’altro lato della medaglia nasconde una serie di rischi e conseguenze che dobbiamo conoscere per evitare di ritrovarci in situazioni quantomeno spiacevoli: se è troppo amaro e acido, il sistema digerente ne può risentire attraverso l’insorgenza di semplice bruciore addominale, di reflusso o di ulcera.

Chi soffre poi di insonnia, ma anche pressione alta e tachicardia deve moderarne l’assunzione per non stressare troppo cuore e cervello: l’effetto energizzante può infatti trasformarsi in aritmie, ansia e agitazione.

Inoltre, e molto probabilmente in pochi ne sono a conoscenza, la caffeina ha un effetto inibitorio su alcune sostanze nutritive: parliamo nello specifico del calcio e del ferro – tra i minerali più importanti soprattutto per le donne – la cui carenza potrebbe generare o acutizzare situazioni di anemia e osteoporosi.

Gli esperti, a tal proposito, raccomandano di evitare di mangiare subito dopo aver preso il caffè. L’aspetto positivo è che, un po’ per buon senso, un po’ per abitudini, siamo soliti chiudere i pasti con il caffè e non sorseggiarlo prima per poi metterci a mangiare. Questa condotta è ottimale per il nostro organismo proprio al fine di evitare mancanze di nutrienti importanti.

La quantità limite di caffeina che possiamo assumere ogni giorno è fissata a 300 mg: un espresso ne contiene circa 60, dunque potremmo bere al massimo 5 caffè, ma ricordiamoci che il principio attivo è presente anche in altri alimenti comuni come tè o cioccolato.

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