Ci sono figure che riescono a trascendere il tempo e le nostre esistenze, accompagnandoci per tutta la vita. Tra queste, senza ombra di dubbio, c’è Pippo Baudo, per anni colonna e signore indiscusso della televisione del nostro Paese. Dirgli addio è difficile, specie perché con la sua scomparsa se ne va un protagonista assoluto della tivù, un uomo talvolta controverso ma che non ha mai nascosto le sue riflessioni. Se la sua carriera è stata un continuo inno alla vita, in pochi sanno che in un’occasione rivelò anche il suo rapporto con la morte, Dio e l’idea dell’aldilà. Scopriamola insieme.
- L’addio al signore della tv italiana
- “Spero che il passaggio sia soffice”: le parole di Pippo Baudo sulla morte
L’addio al signore della tv italiana
Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, per tutti semplicemente Pippo, è morto ieri sera – 16 agosto – all’età di 89 anni al Campus Biomedico di Roma.
Salutarlo vuol dire pronunciare un addio nei confronti di un personaggio che ha rappresentato in tutto e per tutto la televisione italiana sin dagli esordi negli anni ’60 con “Settevoci” fino alle tredici conduzioni del Festival di Sanremo, un record assoluto e ancora imbattuto nella storia della manifestazione.
Di sicuro, Baudo ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo, con un susseguirsi di successi come “Domenica in”, “Fantastico”, “Canzonissima”, “Novecento” e decine di varietà che hanno fatto la storia.
Negli ultimi anni si era ritirato a vita privata, comparendo sempre più raramente in televisione. La sua ultima apparizione risale al settembre del 2023, in collegamento con Mara Venier a “Domenica In”.
“Spero che il passaggio sia soffice”: le parole di Pippo Baudo sulla morte
Gigante assoluto del mondo dello spettacolo, in alcune rare occasioni Pippo Baudo si è lasciato andare anche a riflessioni più intime e profonde. Negli ultimi giorni sta circolando una clip risalente al 9 giugno 2019, quando il conduttore fu ospite della trasmissione di Gigi Marzullo Milleeunlibro: scrittori in tv, su Rai 1.
In quell’intervista, Baudo parlò di Dio e della morte. E pronunciò parole che oggi, dopo la sua scomparsa, assumono un valore davvero particolare.
“Io ci credo (a Dio), so che è una cosa, spero che sia così, ma sono sicuro che è così, che tutto non finisce qua” disse, lasciando trasparire la sua fede semplice ma convinta, in una spiritualità senza ostentazione.
Poi, ad una domanda di Marzullo su come ci si debba preparare alla morte, rispose con una certa schiettezza: “Dunque, innanzitutto non bisogna pensarci, perché se tu ci pensi diventa un’agonia continua. Quando arriva, arriva. Speriamo soltanto di non soffrire tanto, che il passaggio sia leggero, soffice, che sia come un addormentarsi, come un sonno profondo”.
Un vero e proprio testamento spirituale, senza essere un discorso teologico ma solo la confessione sincera di un uomo che – come tutti noi – non si è mai sottratto alle domande universali. Anche lo stesso argomento della morte, che per tanti rappresenta un tabù, fu da lui affrontato con una profonda serenità, restituendoci quell’immagine di un “passaggio soffice, come un sonno profondo” che tanti di noi non avrebbero saputo esprimere così bene. E che nel momento dell’ultimo addio non può che farci sperare che sia stato davvero così.