Scoperta la proteina dell'invecchiamento: arriverà l'elisir della giovinezza?

Ricercatori dell'Università di Nottingham hanno scoperto il ruolo di una proteina nel processo di invecchiamento

12 Ottobre 2016
Fonte: Thinkstock

In un futuro – non si ancora quanto lontano – si potrebbe fermare l’avanzare del tempo nel corpo umano: alla base del sogno della vita (quasi) eterna c’è un’importante scoperta che arriva dall’Università di Nottingham, dove un’equipe di scienziati ha individuato il ruolo di una proteina presente nelle cellule, ‘colpevole’ proprio del processo di invecchiamento.

Nello specifico la ricerca, guidata da Lisa Chakrabarti e Amelia Pollard e pubblicata sulla rivista ‘Aging’, ha analizzato la famiglia di proteine anidrasi carbonica, situata nei mitocondri – le ‘batterie’ delle cellule – e responsabili della conversione dell’ossigeno che respiriamo nell’energia che muove il nostro corpo.

L’ipotesi di fondo era quella che queste proteine ricoprissero un ruolo fondamentale nell’invecchiamento cellulare e per verificarlo s’è analizzato un processo chiamato elettroforesi bidimensionale. Grazie a questo processo si è riusciti a separare le proteine che si trovano nei mitocondri delle cellule cerebrali e muscolari dei cervelli, confrontando i campioni di quelli giovani e di quelli di mezza età.

Il risultato ha evidenziato come la quantità di anidrasi carbonica è maggiore e le proteine più attive nei campioni di organi più anziani. Si è così passati alla fase più sperimentale della ricerca, che ha studiato l’effetto della proteina sui vermi nematodi: così si è potuto verificare come negli esemplari nei quali la proteina è stata ‘iniettata’, si sia anche ridotta la durata di vita.

A questo punto, si tratta di compiere l’ultimo passo, ovvero identificare le sostanze chimiche in grado di agire su questo tipo di proteine per impedir loro di funzionare come ‘stimolo’ all’invecchiamento. Insieme all’effetto del tempo, poi, è possibile che questi nuovi composti possano influire anche sull0 sviluppo di malattie gravi e degenerative presenti normalmente negli anziani, come Alzheimer e Parkinson.

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