Scoperto 'gene longevità', l'iniezione ringiovanisce di 10 anni

Una scoperta fatta nel 2015 da uno studio pubblicato sulla rivista "Circulation Research"

12 Febbraio 2023

Gli studiosi sono rimasti affascinati e incuriositi dai casi di alcuni centenari, come quelli che vivono a Okinawa, un gruppo di isole nel sud del Giappone, che vivono una vita lunga e sana senza particolari alterazioni strutturali e funzionali dell’attività cardiaca collegate all’invecchiamento. Questo perché hanno una variante del gene BPIFB4, detto “della longevità“, che protegge dai danni cardiovascolari e mantiene il cuore in salute più a lungo. Una scoperta fatta nel 2015 da uno studio pubblicato sulla rivista Circulation Research.

Nel DNA dei centenari gli studiosi hanno individuato una variante di un gene (LAV-BPIFB4, longevity associated variant), che determina una produzione più importante della proteina BPIFB4, quella che dà elasticità ai vasi sanguigni, rallentando e invertendo il naturale processo di invecchiamento delle cellule endoteliali, che rivestono l’interno delle pareti del cuore, dei vasi sanguigni e di quelli linfatici, come riporta Today.it.

I ricercatori hanno somministrato in laboratorio il gene a cellule cardiache di pazienti anziani con gravi problemi cardiaci, confrontandone poi la funzione con quella di individui sani. Ebbene, i risultati hanno evidenziato che LAV-BPIFB4 svolge un ruolo importante nel mantenimento delle cellule pericitiche, importantissime per la costruzione di nuovi vasi sanguigni e il loro mantenimento in buone condizioni, e quindi a mantenere il cuore funzionante per un tempo più lungo. “Le cellule dei pazienti anziani, in particolare quelle che supportano la costruzione di nuovi vasi sanguigni, chiamati ‘periciti’, sono state trovate ad essere meno performanti e più invecchiati – fa sapere Monica Cattaneo, ricercatrice del Gruppo MultiMedica e prima autrice del lavoro -. Aggiungendo in provetta il gene/proteina della longevità, abbiamo osservato un processo di ringiovanimento cardiaco: le cellule cardiache di pazienti anziani con scompenso cardiaco hanno ripreso a funzionare correttamente, dimostrandosi più efficienti nella costruzione di nuovi vasi sanguigni”. Una nuova scoperta che fa ben sperare per il futuro della ricerca e di terapie appropriate.

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