L'enorme sonda spaziale Rocket van è destinata a schiantarsi sulla Terra alla velocità di un jet: ecco quando

Rocket Van, il relitto spaziale rimasto in orbita per oltre 50 anni, è pronto al rientro: la traiettoria sarà nota solo all’ultimo momento.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Una sonda sovietica grande quanto un’auto sta per rientrare sulla Terra dopo oltre cinquant’anni di orbita. Battezzata ironicamente Rocket Van dagli utenti online, questa vecchia conoscenza dell’ex URSS si sta preparando a un atterraggio tutt’altro che controllato, a una velocità che fa impallidire anche un Boeing. Ma dobbiamo preoccuparci davvero?

Una missione fallita del passato sovietico

Si tratta di un pezzo di storia sovietica rimasto in orbita per oltre cinquant’anni. È la sonda spaziale Kosmos 482, che potrebbe impattare con il nostro pianeta tra il 10 e il 12 maggio 2025. A preoccupare non è solo la sua discesa, ma anche la sua resistenza eccezionale: progettata per atterrare su Venere, la sonda è costruita per resistere a pressioni e temperature estreme, e potrebbe dunque non disintegrarsi del tutto nell’atmosfera.

Kosmos 482 fu lanciata il 31 marzo 1972 come parte di una missione gemella diretta su Venere, ispirata al successo della Venera 7, il primo veicolo a effettuare un atterraggio morbido su un altro pianeta. Tuttavia, il lancio fu un fallimento: il razzo non riuscì a raggiungere la velocità necessaria per uscire dall’orbita terrestre. Da allora, i frammenti del veicolo sono rimasti in orbita, con alcuni pezzi già precipitati negli anni Ottanta (uno finì su una fattoria in Nuova Zelanda).

Perché ora si teme il rientro

Secondo le stime della US Space Force, la sonda potrebbe impattare la Terra nei prossimi giorni, scendendo con una velocità comparabile a quella di un aereo di linea. Nonostante ciò, il rischio per la popolazione è relativamente basso: la probabilità che colpisca un’area abitata è limitata, dato che gran parte della superficie terrestre è coperta da oceani o aree disabitate.

L’astronomo Jonathan McDowell ha commentato che la sonda è “come un’auto di medie dimensioni che cade dal cielo”: preoccupante, ma non catastrofico. Il vero problema è che, a differenza di altri detriti spaziali, questa sonda non si disintegrerà facilmente: essendo progettata per sopravvivere all’atmosfera venusiana, è probabile che arrivi a terra ancora intatta o in pezzi molto grandi.

Il punto d’impatto? Ancora ignoto

Nonostante la vicinanza dell’impatto, non è ancora possibile prevedere con precisione dove cadrà. Questo perché piccoli cambiamenti nell’orbita possono influenzare significativamente la traiettoria finale del rientro. La conferma del luogo esatto sarà possibile solo poche ore prima dell’impatto, rendendo difficile qualsiasi tipo di intervento o prevenzione.

Un futuro pieno di “spazzatura spaziale”?

Il caso di Kosmos 482 non è isolato. Samantha Lawler, astronoma canadese, ha sottolineato che l’aumento dei lanci spaziali e dei satelliti rende sempre più comune il fenomeno dei rientri incontrollati. Solo nel 2024, frammenti di razzi SpaceX sono stati ritrovati in Canada, e pezzi di navicelle cinesi sono caduti in vari Paesi dell’Asia. Secondo Lawler, la quantità crescente di detriti spaziali è “terrificante”, anche se il rischio per un singolo individuo resta molto basso.

Allarme sì, ma senza panico

Il ritorno di Kosmos 482 rappresenta un esempio concreto delle sfide legate allo spazio: non solo questioni tecnologiche, ma anche ambientali e di sicurezza. Sebbene non si preveda un disastro imminente, eventi come questo ci ricordano quanto sia importante monitorare costantemente ciò che orbita attorno alla Terra e regolamentare in modo più rigoroso le attività spaziali per evitare rischi futuri.

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