Asteroide Bennu, scoperta una misteriosa polvere nera: può essere pericolosa?

Campioni dell'asteroide sono stati prelevati dalla Nasa ed ora saranno analizzati da 200 ricercatori, tra cui 3 italiani

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Paolo Travisi

Paolo Travisi

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Scienziati sconcertati dalla scoperta di una polvere nera misteriosa nei campioni raccolti dalla Nasa appartenenti all’Asteroide Bennu. La settimana appena trascorsa, una piccola capsula ha compiuto un viaggio di 63.000 miglia dalla sonda spaziale Osiris-Rex, atterrando nel deserto dello Utah negli Stati Uniti. Ma cosa rende questa capsula così speciale? Conteneva frammenti di roccia provenienti dall’asteroide Bennu, considerato un pericolo per i pianeti del sistema solare, Terra inclusa, con una probabilità di collisione con il nostro pianeta nel 2182, stimata a una su 2.700.

Gli esperti sperano che analizzando queste campionature possano sviluppare sistemi di difesa efficaci, nel caso Bennu si avvicini al nostro pianeta. Martedì, quando gli scienziati hanno aperto il contenitore scientifico della sonda OSIRIS-REx al Johnson Space Center della NASA a Houston, hanno fatto una scoperta sorprendente.

All’apertura del contenitore è caduta una polvere nera e detriti non identificati, costringendo i ricercatori a sospendere immediatamente il loro lavoro. Un portavoce della NASA ha spiegato: “Gli scienziati e gli ingegneri hanno rimosso il coperchio e hanno visto polvere nera e detriti sulle superfici del deck di avionica e del TAGSAM. Questa polvere verrà sottoposta a un’analisi preliminare per determinare se proviene effettivamente dall’asteroide Bennu. Questo accelera il processo di smontaggio. C’è un altissimo livello di attenzione da parte del team, e il campione verrà rivelato con un’incredibile precisione per evitare il contatto con il campione all’interno.”

La NASA prevede di tenere una conferenza stampa nelle prossime settimane per condividere tutti i risultati preliminari ottenuti dall’analisi del campione di polvere asteroidale. Bennu, con un diametro di poco meno di 500 metri, è sufficientemente grande da poter creare un cratere di oltre 6 chilometri sulla superficie terrestre e generare abbastanza energia da causare devastazioni su centinaia di chilometri quadrati, secondo il programma ‘Earth Impact’ dell’Imperial College.

Gli scienziati sanno già che il livello superficiale di Bennu è estremamente soffice, dato che la sonda Osiris-Rex si è affondata di 50 cm prima di attivare i suoi propulsori. Questa superficie spugnosa potrebbe teoricamente comportarsi come la zona di cedimento di una macchina, complicando i tentativi di spostare l’asteroide fuori dalla sua traiettoria con un satellite. Mentre parte del materiale verrà distribuito a scienziati di tutto il mondo per uno studio intensivo, la maggior parte delle campionature di Bennu verrà conservata per le future generazioni.

Sono circa 200 i ricercatori di tutto il mondo in attesa di poter analizzare i frammenti di Bennu e fra questi ci sono tre italiani.

“Si ritiene che gli asteroidi come Bennu abbiamo portato gli elementi della vita”, dice all’ANSA Maurizio Pajola, dell’osservatorio di Padova dell‘Istituto Nazionale di Astrofisica, che andrà negli Stati Uniti, a Houston, dove allo Johnson Space Center della Nasa si trova la capsula. Oltre a lui, sono in attesa dei campioni il gruppo di John Brucato, dell’osservatorio di Arcetri dell’Inaf, e quello di Elisabetta Dotto, dell’osservatorio di Roma dell’Inaf.

L’attesa è grandissima perché Bennu appartiene a una famiglia di asteroidi primitivi, chiamati condriti carbonacee, che si ritiene risalgano all’epoca della formazione del Sistema Solare e possano contenere acqua e materiali organici. “Si pensa che oggetti come Bennu abbiano rilasciato sulla Terra, appena formata, acqua e materiale organico che hanno poi portato allo sviluppo della vita sul nostro pianeta”, dice Elisabetta Dotto. “L’impresa realizzata da Osiris-Rex è quindi di fondamentale importanza per la scienza – aggiunge la ricercatrice – perché ha permesso di far arrivare sulla Terra materiale primordiale proveniente da uno dei corpi meno evoluti del Sistema Solare, senza che, al suo arrivo, venisse contaminato dall’ambiente terrestre”.

Ora la sfida è continuare a evitare che la contaminazione avvenga. Per questo la capsula è conservata in una camera pulita e satura di azoto puro. “E’ necessario, in quanto il rischio non è che il materiale dell’asteroide contamini la Terra, ma che l’atmosfera terrestre contamini i campioni”, spiega Pajola. La capsula, ancora chiusa, verrà sottoposta nei prossimi giorni a una sorta di Tac, che aiuterà a capire come i frammenti sono distribuiti al suo interno.

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