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Il 26 luglio evita il lago: la leggenda di Sant'Anna avverte chi osa fare il bagno

Ogni 26 luglio, secondo la leggenda, i laghi reclamano una vittima. Non fare il bagno oggi: l’acqua potrebbe avere un conto da regolare.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Oggi è il 26 luglio, giorno nel quale la tradizione cristiana celebra i santi Anna e Gioacchino, genitori di Maria madre di Gesù Cristo. Forse non lo sai, ma la leggenda vuole che in questo giorno, l’acqua dei laghi cambi umore ed è quindi meglio stare lontani dalle loro rive. Dietro la tradizione e la saggezza popolare, dunque, si nasconde un antico ma inquietante racconto, ancora oggi sussurrato tra chi vive a stretto contatto con i laghi del nostro Paese.

“A Sant’Anna, l’acqua del lago inganna”: il proverbio che mette i brividi

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Un vecchio proverbio tramandato di generazione in generazione recita che “A Sant’Anna l’acqua del lago inganna”. Diffuso soprattutto tra le popolazioni che vivono sulle sponde dei laghi, non si tratta di un semplice modo di dire, ma di un monito ancestrale.

Secondo la leggenda, infatti proprio il 26 luglio le acque dei laghi esigono un tributo di sangue. Una sorta di “fame rituale” che si rinnova di anno in anno, come una richiesta diretta della natura che, ad occhio, non possiamo comprendere del tutto.

La leggenda sui laghi nel giorno di Sant’Anna

Le versioni della leggenda variano a seconda della zona in cui ci troviamo, ma concordano tutte sulla necessità di stare lontano dai laghi nel giorno di Sant’Anna.

Alcune versioni raccontano che, ogni anno, vengono reclamate ben sette anime. In altri esempi – come nella zona del lago di Como – le vittime si riducono a tre. Ma il messaggio resta invariato: durante la festa di Sant’Anna, il lago chiama.

A farne le spese, inconsapevolmente, sono spesso giovani, turisti, bagnanti che non conoscono la storia o che la considerano solo una superstizione d’altri tempi.

Quando la leggenda diventa punizione: il lago nato dal peccato

Nel folklore toscano, la leggenda legata a Sant’Anna assume contorni ancora più oscuri. Si narra che un tempo, proprio in quel giorno sacro, alcuni contadini bestemmiassero nei campi, incuranti del significato della data. La terra, stanca di assorbire parole blasfeme, si aprì in un fragoroso boato sotto i loro piedi. Una voragine li inghiottì e al suo posto rimase un lago, apparso all’improvviso, come punizione divina.

Quel lago – nato, secondo la tradizione, da un peccato – ogni anno tornerebbe a reclamare ciò che ritiene suo. Non acqua benedetta, dunque, ma acqua nata dalla colpa. Un’entità viva e vendicativa, capace di trascinare sul fondo chi osa sfidarla proprio nel giorno in cui tutto ha avuto origine.

Si tratta solo di racconti contadini o c’è un fondo di verità?

La ragione, ovviamente, nel rileggere queste leggende, non può che chiedersi se si tratti solo di racconti contadini, superstizioni tramandate per spiegare disgrazie naturali. Ma le leggende, si sa, hanno spesso radici profonde. E se esistono da secoli, è forse perché servivano – e forse ancora servono – a insegnare rispetto e prudenza nei confronti della natura, soprattutto quando sembra più calma.

Dopotutto, il lago non fa rumore. Non ha voce. Ma forse, una volta l’anno, trova il modo di farsi sentire. Il consiglio, dunque, superstizione o meno, è quello di non fare il bagno al lago almeno in questo terribile giorno.

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