C’è una nave aliena vicino alla Terra?

Nei pressi del nostro pianeta potrebbe esserci un asteroide dalla forma insolita che aspetta solo di essere studiato.

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Oumuamua. È questo il nome – quasi buffo a pronunciarsi – con cui è noto l’asteroide individuato nel 2017. Era, infatti, il 18 ottobre di quell’anno quando il fisico e astronomo canadese Robert Weryk scoprì quell’insolito corpo celeste. L’asteroide interstellare è stato il primo che occhio umano abbia mai osservato e, stando alle nostre conoscenze, il primo che abbia mai raggiunto il sistema solare.

Oltre a ciò, la sorpresa riguardò anche la forma allungata di Oumuamua, che lo rende simile a un sigaro. E l’orbita, iperbolica. Due caratteristiche del tutto inedite per i corpi celesti del nostro sistema. Facile immaginare, dunque, come siano fioccate ipotesi di ogni tipo circa l’origine di tale asteroide. Ancora oggi, per esempio, si parla di nave aliena, costruita cioè da popoli extraterrestri.

A sostenere con convinzione questa teoria c’è il professor Avi Loeb, astrofisico di Harvard; non uno qualunque, insomma. L’esperto, in particolare, si è sempre dichiarato convinto del fatto che Oumuamua sarebbe una vela mandata dagli alieni per esplorare lo spazio. Abbandonando, però, descrizioni che sono al limite della fantascienza per quanto affascinanti, le ricerche scientifiche non sono mancate.

L’asteroide Oumuamua potrebbe essere porzione di un pianeta da un altro sistema, con caratteristiche simili a Plutone. Per capire meglio la natura del corpo celeste, l’idea è quella di predisporre una missione nella quale una sonda possa avvicinarsi alla ‘nave’ per poterla indagare da vicino.

I problemi, però, non sono pochi a partire dal fatto che l’avvistamento risale ormai a oltre quattro anni fa. Risulta, quindi, difficile intercettare esattamente la sua posizione attuale considerata anche l’orbita iperbolica. L’alternativa al vaglio sarebbe la manovra di Oberth, spiega Esquire, ovvero lanciare il veicolo dandogli velocità in modo da raggiungere Oumuamua entro un decennio. E chissà, a quel punto, dove già potrebbe esser arrivato l’asteroide.

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