Questa è l’ultima cosa che vediamo l’attimo prima di morire

Scopri cosa accade nei momenti finali della vita e qual è l'ultima cosa che vediamo l'attimo prima di morire.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

La morte, uno degli eventi più enigmatici e universali dell’esperienza umana, continua a suscitare un profondo interesse, avvolta da un velo di mistero che interseca la fede, le emozioni e la scienza stessa. Che cosa accade al nostro corpo e alla nostra mente nel momento in cui la vita ci abbandona? Quali sensazioni ci accompagnano in quel passaggio finale? E soprattutto, cosa percepiamo nel momento in cui stiamo per attraversare il confine tra la vita e la morte?

Cosa vediamo prima di morire?

Queste domande, dense di significato e di fascino, ci spingono ad esplorare il territorio oscuro e complesso della fine della vita. Una ricerca che coinvolge le neuroscienze e le testimonianze preziose dei pazienti terminali, offrendoci uno sguardo inedito sulle percezioni e le sensazioni che accompagnano il trapasso.

Secondo la cultura popolare, il momento della morte è accompagnato da visioni di una luce intensa e da voci di cari che ci chiamano dall’aldilà. Tuttavia, la verità di ciò che accade rimane nascosta finché non sarà il nostro momento di attraversare quel misterioso confine.

Le rivelazioni del medico esperto su cosa vedono le persone prima di morire

Ma il dottor Christopher Kerr, un medico esperto di cure palliative di stanza a Buffalo, New York, ha dedicato la sua carriera a cercare di comprendere meglio queste esperienze. Attraverso la sua ricerca su migliaia di pazienti in fase terminale e l’ascolto attento delle loro testimonianze, ha gettato nuova luce su ciò che avviene nel momento finale.

Le visioni che i pazienti riportano spesso fungono da conforto, aiutandoli a fare pace con le scelte e i ricordi della loro vita. Il dottor Kerr ha notato che le esperienze variano ampiamente: alcuni sperimentano ricordi commoventi, altri incontri fantastici che li portano verso una serenità prima impensabile.

È interessante notare come le esperienze dei bambini in fin di vita si discostino da quelle degli adulti. Privi di una comprensione piena della morte e spesso privi di esperienze pregresse con la perdita, i bambini si aggrappano alla loro immaginazione per trovare conforto. Il dottor Kerr ha osservato che, mentre gli adulti possono vedere figure familiari o rivivere momenti significativi, i bambini spesso vedono animali che portano loro un messaggio di amore e non abbandono.

In ogni caso, la fine della vita offre un’opportunità sorprendente, che il dottor Kerr definisce “crescita post-traumatica“, nella quale emergono elementi di resilienza e serenità anche nelle situazioni più difficili.

Cosa vediamo prima di morire? Le rivelazioni dei pazienti terminali

Una rivelazione intrigante su cosa vediamo prima di morire emerge anche dall’esperienza di un’infermiera che ha trascorso anni a fianco di pazienti in fase terminale. Julie McFadden, un’operatrice sanitaria di Los Angeles, ha condiviso una scoperta sorprendente nel podcast Skeptic Metaphysician: sono molti gli individui vivono un’esperienza straordinaria circa un mese prima di morire.

Secondo Julie, questa esperienza si manifesta attraverso visioni di persone care che sono già passate oltre il velo della vita. “Una delle cose principali che accade a quasi tutti, di solito circa un mese prima della morte. Iniziano a vedere persone che sono già morte“, ha affermato. Queste visioni, tuttavia, non sono vissute come mere allucinazioni, ma come incontri reali e rassicuranti.

Le figure che appaiono durante queste visioni sono spesso persone care, come genitori, nonni, zii, amici, cugini e persino animali domestici. Julie ha spiegato che queste presenze vengono percepite come confortanti e rassicuranti, con messaggi di pace e accettazione. “Sto venendo a prenderti presto, non devi preoccuparti di nulla. Saremo qui intorno a te“, sono le parole che molte di queste figure sembrano comunicare.

Ciò che rende queste esperienze ancora più straordinarie è il fatto che le persone che le vivono sono spesso completamente lucide, non soffrono di allucinazioni o confusione mentale. Come ha sottolineato Julie: “come operatori sanitari, sappiamo come appaiono le allucinazioni, come appare il delirio, come appare l’ipossia. Non si tratta di questo. Quello che accade è una cosa molto distinta“.

Julie McFadden, oltre ad essere un’operatrice sanitaria esperta, è anche autrice del libro “Nothing to Fear“, nel quale condivide le sue esperienze e le riflessioni sul tema della morte e del morire. La sua testimonianza getta una luce nuova e affascinante su uno degli aspetti più misteriosi e intriganti della nostra esistenza.

Questa è l’ultima cosa che vediamo l’attimo prima di morire

Ulteriori illuminazioni giungono da uno studio recente pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience. Gli scienziati hanno condotto un’analisi dell’attività cerebrale umana in punto di morte, rilevando una serie di onde ritmiche che presentano notevoli somiglianze con quelle osservate durante il sonno e la meditazione. Questo studio ha fornito una nuova comprensione di come la mente organizza le informazioni nel momento del trapasso, gettando luce anche sulla natura delle ultime visioni riportate da coloro che sono stati in coma.

Il punto di partenza di questa ricerca è stato un caso particolare: il monitoraggio dell’attività cerebrale di un paziente ottantasettenne colpito da un attacco epilettico. Gli eventi che sono seguiti, culminati con un infarto e la morte del soggetto, hanno fornito un’opportunità unica per studiare il cervello umano in fase terminale. È stato osservato che nei momenti che hanno preceduto e seguito il decesso, si sono verificati significativi cambiamenti nelle onde cerebrali.

Queste oscillazioni sono tipiche delle fasi in cui la mente è particolarmente attiva, come quando ci concentriamo, sogniamo, meditiamo o ricordiamo. Questo riscontro è coerente con le testimonianze di coloro che hanno vissuto l’esperienza di pre-morte, descrivendo come un flashback della propria vita. Nei momenti che precedono la morte, sembra che il cervello richiami eventi salienti e significativi dell’esistenza del individuo.

Da questo studio emerge una conclusione sorprendente: nonostante la quiete apparente e una visibile assenza di coscienza, i cervelli dei nostri cari potrebbero rivivere alcuni dei momenti più significativi e memorabili della loro vita nei loro ultimi istanti sulla terra.

Come funziona il cervello umano negli ultimi istanti di vita?

Oltre allo studio appena menzionato, un’altra ricerca si è concentrata sul comprendere il processo che sembra accompagnare gli individui nei loro ultimi istanti di vita. Questo studio, svolto su un campione di 66 pazienti, principalmente malati terminali, ospitati presso il Center for Hospice and Palliative Care di Cheektowaga, New York, ha suscitato notevole interesse. Questo centro, gestito dai Gesuiti, ha fornito un contesto unico poiché gli appartenenti a questo ordine religioso credono nella sopravvivenza dell’anima dopo la morte fisica, aprendo la porta a una serie di interpretazioni spirituali di queste esperienze.

I dati sono stati raccolti attraverso interviste dirette con i pazienti, molti dei quali si trovavano in uno stato di malattia terminale. Queste interviste hanno indagato la frequenza e il contenuto dei sogni, evidenziando un’ampia gamma di esperienze pre-morte. Ciò che ha reso questi episodi particolarmente interessanti è stato il loro carattere confortante e significativo, soprattutto quando il momento della morte si avvicinava. Si ipotizza che questi sogni, per la loro intensità emotiva e il realismo con cui vengono vissuti, possano offrire un’ultima consolazione agli individui in fase terminale.

Tuttavia, come precisato anche da Julie McFadden, è importante distinguere questi sogni dalle allucinazioni e dai deliri, con cui spesso vengono confusi. Gli autori dello studio americano sottolineano che durante il delirio si perde il contatto con la realtà, mentre i sogni legati alla fine vita sono tipicamente confortanti, realistici e significativi. Quasi la metà di questi episodi si sono verificati durante il sonno, mentre una percentuale significativa è stata riportata sia durante lo stato di veglia che in un limbo tra sonno e veglia.

Non possiamo che affermare che queste scoperte gettano nuova luce sulle esperienze che accompagnano il trapasso e sollevano importanti domande sulla natura della coscienza umana nei suoi ultimi istanti sulla terra. L’approccio multidisciplinare a questo tema complesso sta aprendo nuove vie di ricerca, che potrebbero portare a una comprensione più profonda dei processi mentali nel momento della morte.

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