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In questo ristorante portano sempre il piatto sbagliato ma qui nessuno si arrabbia: il locale giapponese che ti insegna a sorridere

In questo ristorante ti servono il piatto sbagliato, ma nessuno si arrabbia: qui l’errore è parte dell’esperienza (e ti insegna a sorridere).

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Sai che in Giappone c’è un ristorante dove, quando ordini, non sai con certezza cosa mangerai. È molto probabile infatti che ti portino il piatto sbagliato. Ma, se lo fai, nessuno protesta. Anzi, al contrario, sorride. Ma qual è il motivo? Si tratta di un locale unico al mondo, nel quale l’errore è parte integrante dell’esperienza. Scopriamolo insieme.

L’errore come ingrediente segreto di questo ristorante giapponese

Andiamo con ordine e partiamo con il dire che questo locale giapponese si chiama “Restaurant of Mistaken Orders” e la sua missione non è servire cibo impeccabile, ma umanità. Nato nel 2017 come esperimento sociale, il “ristorante degli ordini sbagliati” non è fisso, ma si tiene periodicamente a Tokyo.

I cameriere e le cameriere sono sempre e solo persone affette da demenza che, nonostante i disturbi cognitivi dei quali sono affetti, sono pienamente coinvolti nel servizio. Anzi, dimostrano che l’imperfezione non è un ostacolo alla dignità, né alla bellezza del momento.

Non è raro che un cliente ordini ravioli e riceva invece una zuppa. Oppure che il caffè venga servito con una cannuccia. Ma è proprio questo l’obiettivo: invitare la gente a cambiare prospettiva. Gli errori diventano piccoli cortocircuiti emotivi che fanno ridere, riflettere, abbattere i pregiudizi. Se la demenza è spesso associata solo a immagini tristi o spaventose, qui viene vissuta come un’altra forma di presenza, non di assenza.

Una lezione di empatia servita al tavolo

L’ideatore del progetto è Shiro Oguni, che ha avuto l’intuizione dopo una visita in una casa famiglia. Un semplice errore, un raviolo al posto dell’hamburger, lo ha fatto riflettere: perché non accogliere l’errore come un gesto di accettazione? Da lì, ha preso la decisione di trasformare quel principio in un ristorante che insegna la tolleranza.

Ed è per questo che ogni dettaglio dell’esperienza è pensato per esaltare il lato umano dell’iniziativa: i clienti sanno a cosa vanno incontro e accettano di partecipare a un momento di condivisione fuori dagli schemi. Durante uno dei primi eventi, il 37% delle ordinazioni era errato, ma il 99% dei clienti si è dichiarato felice dell’esperienza. Perché quello che si serve davvero, in questo ristorante, è l’empatia.

Non si ride di qualcuno, ma con qualcuno. I camerieri si mostrano attivi, gentili, allegri. Alcuni si siedono persino con i clienti, e l’interazione diventa spontanea, affettuosa, autentica. L’errore non è visto come un fallimento, ma come un’occasione per ricordarsi che siamo tutti imperfetti — e va bene così.

Un modello esportato in tutto il mondo come un messaggio da ricordare

Il successo del progetto ha superato i confini giapponesi. Eventi simili sono stati organizzati in Corea del Sud e in Australia, sempre con lo stesso spirito: mostrare che la fragilità non è debolezza, ma umanità. Il ristorante ha ispirato associazioni, designer, operatori sociali e persino altri ristoratori, aprendo un dialogo più ampio sul modo in cui la società può abbracciare la diversità.

Il Restaurant of Mistaken Orders non è quindi solo un locale: è una metafora servita su piatti (forse sbagliati), che ci ricorda come, con un pizzico di pazienza e un sorriso sincero, anche l’errore può diventare un ingrediente prezioso della nostra convivenza quotidiana.

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