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La Cina mette al bando Pokemon Go

Pokemon Go è stato il gioco più popolare del 2016: ora però la Cina ha scelto di vietarlo, ecco perché

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Pur nel nuovo millennio, la Cina non smette di mantenere un ferreo controllo sulla sua società, specialmente per quel che riguarda la tecnologia e la rete web. Numerosi sono i provvedimenti che il governo di Pechino ha preso per limitare l’accesso dei suoi cittadini a piattaforme e social network come Google o Facebook. Ora la Cina dice no anche al più popolare gioco del 2016, Pokemon Go.

Pokemon Go: un gioco dal successo planetario

L’app che ha trionfato nel 2016 è senza dubbio Pokemon Go, il gioco per smartphone da giocare spostandosi per la propria città, che ha conquistato milioni di utenti e causato non poche polemiche. Il gioco si ispira al popolare cartone animato che aveva già riscosso tanto successo negli anni 90, basato sulla ricerca di mostriciattoli colorati dai più svariati poteri.

Se nel cartone animato la ricerca avveniva da parte di aspiranti allenatori di Pokemon che viaggiavano nel mondo dei cartoni, il gioco sposta ora la ricerca nel mondo reale: muovendosi per la città con l’app attiva e lo smartphone in mano è possibile incontrare Pokemon sparsi un po’ dappertutto e catturarli.

Le polemiche non erano mancate, a causa di tutti i problemi dovuti a persone che se ne andavano in giro -a piedi o in macchina- guardando il proprio smartphone anziché la strada.

Cina vieta Pokemon Go per motivi di sicurezza

La Cina ha usato proprio questa motivazione per giustificare la propria decisione di negare a Niantic il permesso per la distribuzione del gioco. Il divieto è giunto dall’ente cinese per la gestione dei media, che ritiene la decisione coerente con il proposito di tutelare la sicurezza sia nazionale sia personale dei singoli cittadini. L’ultima parola in merito spetterà comunque al governo.

In verità la Cina teme che, a causa del sistema di geolocalizzazione su cui si basa il gioco (che mette in relazione posizione degli utenti e distribuzione dei Pokemon), possano esserci rischi per la sicurezza dell’informazione geografica del paese. Si vogliono evitare sostanzialmente due cose: che i cittadini si imbattano in zone riservate (come basi militari o simili) e che i loro telefoni e le loro posizioni possano essere sfruttati da servizi di intelligence stranieri.

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