Usi questo olio per condire i cibi? Effetti negativi sul cervello

Sapevi che esiste un tipo di olio che utilizziamo per condire i cibi in cucina che, in realtà, è dannoso per il cervello umano? Scopri qual è.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

L’uso dell’olio per condire i cibi è una pratica diffusa in cucina dalla notte dei tempi, ma è importante conoscere gli effetti che determinati grassi vegetali possono avere sulla nostra salute. Anche se per molti potrebbe essere una sorpresa, esiste una varietà di olio comune nelle cucine di tutto il mondo che sembra essere portatore di effetti negativi sul cervello umano.

Ma di quale olio si tratterà? E, soprattutto, quali sono i danni che apporterebbe al nostro organismo.

L’olio vegetale pericoloso per il cervello? Scopriamo qual è

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Secondo uno studio recente condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università della California, sembra proprio che l’olio di soia, comunemente utilizzato per friggere e presente in molti cibi confezionati, potrebbe influenzare il funzionamento dell’ipotalamo, una parte critica del cervello coinvolta in numerose funzioni vitali.

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Se infatti andiamo a vedere quello che riporta la ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Endocrinology, gli scienziati hanno scoperto che l’utilizzo e il consumo dell’olio di soia produce effetti di non poco conto.

Questa regione del cervello svolge un ruolo essenziale nella regolazione del peso corporeo attraverso il metabolismo, nel mantenimento della temperatura corporea, nella riproduzione, nella crescita fisica e nella risposta allo stress. L’olio di soia sembra influire sul funzionamento di alcuni geni, che a loro volta colpirebbero l’ipotalamo in maniera dannosa.

Quali disturbi comporta l’uso frequente di olio di soia?

Poiché l’ipotalamo svolge un ruolo cruciale in moltissime funzioni vitali del corpo umano, un impatto negativo su questa regione cerebrale potrebbe portare a una serie di disturbi. Ve li elenchiamo qui di seguito, in base alla ricerca sopracitata:

  • compromissione dei meccanismi di regolazione del peso corporeo e, di conseguenza, possibilità di insorgenza di problemi di obesità o diabete.
  • alterazione del mantenimento della temperatura corporea, in grado di causare problemi di termoregolazione.
  • influenza sulle funzioni riproduttive, la crescita fisica;
  • incidenza sulla capacità di risposta alle situazioni di stress.

Quali alimenti contengono olio di soia?

L’olio di soia è ampiamente utilizzato per la frittura industriale ma anche nei ristoranti fast food, viene inoltre aggiunto a molti cibi confezionati e viene somministrato al bestiame in fase di alimentazione. Questo lo rende un elemento particolarmente pervasivo nella nostra dieta moderna, il che potrebbe avere implicazioni significative per la nostra salute cerebrale a lungo termine.

Di seguito indichiamo gli alimenti che generalmente contengono olio di soia:

  • Cibi fritti acquistati nei fast food: patatine, pollo fritto, bastoncini di pesce, tempura…
  • Cibi confezionati: salsa per insalata, condimenti pronti, maionese, margarina, burro vegetale, crackers, biscotti, merendine, creme spalmabili, barrette di cereali…
  • Prodotti da forno e dolci confezionati: pane, torte, biscotti, merendine, muffin, croissant (l’olio di soia migliora la consistenza e la durata del prodotto).
  • Cibi precotti: pizza surgelata, prodotti di pollo surgelati, bastoncini di pesce, patatine surgelate e altri cibi che richiedono solo un rapido riscaldamento possono contenere olio di soia.
  • Condimenti e salse: ketchup, salsa barbecue, salsa di soia, maionese, senape, salsa dolce e agrodolce…

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