Un nuovo oggetto interstellare, il terzo mai osservato, sta catturando l’attenzione della comunità scientifica mondiale per le sue caratteristiche enigmatiche. Chiamato 3I/ATLAS, è stato scoperto solo poche settimane fa e le sue caratteristiche anomale lo rendono un oggetto celeste decisamente fuori dal comune.
- Peculiarità di 3I/ATLAS
- L'ipotesi provocatoria di Avi Loeb
- Reazioni diverse nella comunità scientifica
Peculiarità di 3I/ATLAS
Ciò che rende 3I/ATLAS così speciale è un insieme di fattori che lo distinguono dagli altri oggetti celesti che conosciamo:
- Orbita retrograda quasi allineata all’eclittica: Questo significa che si muove nel Sistema Solare in direzione opposta rispetto ai pianeti, ma su un piano quasi identico.
- Dimensioni insolite: Con un diametro stimato di circa 20 km, è significativamente più grande di molti asteroidi e comete.
- Nessuna traccia di gas cometari: A differenza della maggior parte delle comete, 3I/ATLAS non mostra la tipica “coda” di gas e polveri, suggerendo una composizione diversa.
- Passaggio ravvicinato: La sua traiettoria lo ha portato straordinariamente vicino a Marte, Venere e Giove, nell’ordine, offrendo un’opportunità unica per le osservazioni.
L’ipotesi provocatoria di Avi Loeb
Di fronte a queste anomalie, un’ipotesi decisamente provocatoria è stata sollevata da Avi Loeb, un fisico teorico di spicco ed ex presidente del dipartimento di astronomia della prestigiosa università americana di Harvard. Loeb, oggi a capo del Galileo Project – che indaga scientificamente la possibile natura tecnologica di oggetti anomali – ha esplorato l’idea che 3I/ATLAS possa essere una sonda artificiale in un recente documento che ha firmato insieme a due illustri colleghi scienziati, Adam Hibberd e Adam Crowl.
Nonostante l’idea di una sonda aliena possa sembrare fantascientifica, in realtà l’ipotesi di Loeb non può essere liquidata del tutto a priori. Infatti, la sua influenza nel mondo scientifico è notevole, avendo fatto parte del Presidential Council of Advisors on Science and Technology e della National Academy of Sciences negli Stati Uniti. Ora Loeb non afferma con certezza che 3I/ATLAS sia di origine aliena, ma sottolinea l’importanza di esplorare in profondità anche questa possibilità. Le implicazioni, se tale ipotesi si rivelasse vera, sarebbero infatti di natura esistenziale per tutta l’umanità.
Reazioni diverse nella comunità scientifica
Come prevedibile, la reazione del mondo scientifico è stata mista. Alcuni colleghi accusano Loeb di sensazionalismo, richiamando il precedente di Oumuamua, il primo oggetto interstellare scoperto, che pure aveva scatenato dibattiti simili. Altri, tuttavia, riconoscono il valore di questa discussione come una “esercitazione pedagogica”. In verità questo tipo di approccio aiuta anche a sviluppare gli strumenti e i protocolli necessari per esaminare e classificare i molti oggetti interstellari che il telescopio Vera Rubin scoprirà nel prossimo decennio.
Il riferimento di Loeb alla “dark forest hypothesis” – un’idea proveniente dalla fantascienza che suggerisce che le civiltà aliene possano evitare di farsi notare per paura di essere distrutte – serve a stimolare il pensiero critico. L’ipotesi extraterrestre, per quanto improbabile, non può essere esclusa senza averla almeno valutata. Come afferma Loeb, ignorare l’opzione tecnologica solo perché scomoda o insolita non è un segno di intelligenza scientifica.
3I/ATLAS rimane un mistero affascinante e la sua osservazione continua potrebbe fornirci indizi cruciali sulla sua vera natura. Sarà interessante vedere come la comunità scientifica continuerà a indagare questo enigmatico visitatore proveniente dallo spazio celeste.