L'Oracolo dell'Ottocento: la profezia di 200 anni fa che parla della Terza Guerra Mondiale. Il peggio deve ancora venire

Una lettera del 1871 riemerge tra le teorie più inquietanti del web. Davvero tutto era già stato scritto?

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Nel cuore di molte teorie del complotto moderne si annida una lettera misteriosa, che secondo alcuni avrebbe previsto con inquietante precisione le tre grandi guerre mondiali della storia moderna. Il documento in questione sarebbe stato scritto nel 1871 da Albert Pike, un generale confederato, avvocato, massone e intellettuale americano, e indirizzato al politico e rivoluzionario italiano Giuseppe Mazzini. Oggi, a oltre 200 anni dalla sua presunta realizzazione, quella lettera è ancora citata come una delle profezie più inquietanti del passato. Ma cosa dice davvero? E quanto c’è di vero?

La lettera di Albert Pike

Secondo i sostenitori di questa teoria, nella lettera Pike delineava lo sviluppo di tre conflitti globali, non solo con uno sguardo al passato, ma soprattutto con un presagio oscuro sul nostro futuro. La Prima guerra mondiale, scriveva Pike, sarebbe servita a rovesciare gli zar di Russia e ad avviare il Paese verso il comunismo. La Seconda, invece, avrebbe avuto il compito di distruggere il nazismo e rafforzare l’influenza sovietica, preparando il terreno per la nascita dello Stato d’Israele.

Fin qui, il racconto appare incredibilmente allineato agli eventi storici. Ma è nella descrizione della Terza guerra mondiale che il tono cambia e assume contorni profetici, quasi apocalittici. Secondo la lettera, l’ultimo conflitto su scala globale sarebbe scaturito da uno scontro tra l’Occidente e il mondo islamico. Un conflitto capace di scatenare caos su scala mondiale, destabilizzando governi, economie e intere popolazioni, portando a una condizione di distruzione totale da cui emergerebbe un nuovo ordine mondiale.

La vera origine di questa lettera è avvolta nel mistero. Secondo alcune fonti, il testo sarebbe stato esposto per un certo periodo presso la British Museum Library, ma poi scomparso nel nulla intorno agli anni ’70. Altri sostengono che non ci sia mai stata alcuna traccia ufficiale del documento, e che la sua esistenza sia frutto di un’elaborata bufala. Il British Museum stesso ha dichiarato di non aver mai posseduto né esposto alcuna lettera di questo tipo attribuita a Pike.

In ambito accademico, infatti, la presunta profezia non è mai stata presa sul serio. Nessuna pubblicazione storica autorevole riconosce l’autenticità del documento, e non ci sono fonti primarie che possano confermare la corrispondenza tra Pike e Mazzini su questo argomento. Al contrario, la lettera è considerata un falso, probabilmente creato nel XX secolo per alimentare il filone narrativo di chi teme o auspica l’avvento di un “Nuovo Ordine Mondiale”.

La profezia inquietante, ma cosa c’è di vero?

Nonostante ciò, l’eco della profezia continua a risuonare, alimentata dal clima geopolitico contemporaneo e dai timori per un nuovo grande conflitto. I recenti scontri internazionali, le tensioni tra superpotenze e le crisi energetiche e ambientali vengono spesso riletti alla luce di questo antico (e controverso) oracolo. E non mancano coloro che, pur consapevoli della mancanza di fondamento storico, trovano in quella lettera un simbolo della paura collettiva di un futuro incerto.

In fondo, la profezia attribuita a Pike parla più di noi che del passato: riflette le nostre ansie, il nostro bisogno di trovare un senso agli eventi, e la perenne tentazione di credere che tutto sia già scritto. Che si tratti di un documento reale o di un falso ben costruito, la sua forza narrativa è innegabile.

E proprio questo spiega perché, ancora oggi, a distanza di due secoli, continuiamo a interrogarci su quella lettera misteriosa. Perché in un mondo in cui la realtà è spesso più inquietante della finzione, l’idea che qualcuno l’avesse prevista in anticipo suona tanto assurda quanto – per certi versi – rassicurante.

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