Quando pensiamo alla Via Lattea, la immaginiamo come un’enorme spirale ordinata, un sistema elegante di stelle, pianeti e gas in lenta rotazione. Ma ogni tanto arriva una scoperta che manda in frantumi la nostra immagine mentale dell’universo e ci obbliga a ripensare tutto da capo. È quello che sta succedendo dopo l’annuncio – inatteso e travolgente – di un gruppo di scienziati italiani che, studiando vibrazioni del terreno e segnali radar provenienti dal sottosuolo egiziano, hanno individuato ciò che descrivono come una mega-struttura verticale, elicoidale e simmetrica, nascosta a profondità impressionanti. Un dettaglio, questo, che sta facendo drizzare le antenne non solo agli archeologi, ma anche agli astronomi.
Egitto e Via Lattea: il collegamento terra-cielo
Il collegamento può sembrare bizzarro: cosa c’entra un misterioso complesso sotterraneo con l’origine della nostra galassia? Molto più di quanto sembri. Perché il cuore della scoperta non sta solo nella natura stessa delle strutture – cilindri perfettamente cavi, colonne centrali avvolte da spirali regolari, camere cubiche di dimensioni colossali – ma nel fatto che queste forme ruotano nei dati radar, come se fossero state concepite per imitare o rappresentare un moto cosmico.
A raccontarlo pubblicamente è Filippo Biondi, l’ingegnere che ha sviluppato il metodo di tomografia sintetica utilizzato per la ricerca. Ospite del podcast “American Alchemy”, Biondi ha rivelato un dettaglio che sta facendo il giro del mondo scientifico: quattro satelliti di operatori diversi – Umbra, Capella Space, ICEYE e Cosmo-SkyMed – hanno registrato gli stessi identici pattern, una condizione rarissima quando si parla di dati grezzi provenienti da strumenti indipendenti.
Secondo Biondi, ciò che emerge dalle scansioni non è un fenomeno geologico, né una coincidenza. Le spirali che avvolgono i condotti verticali mostrano una simmetria troppo perfetta per essere naturale. E qui arriva la parte che ha iniziato ad attirare l’attenzione degli astronomi: quelle spirali ricordano, in modo quasi inquietante, le strutture rotanti che osserviamo su scale cosmologiche – bracci di galassie a spirale, dischi di accrescimento, campi magnetici galattici.
Ovviamente, nessuno sta suggerendo che ci sia un legame diretto fra quanto si trova nel sottosuolo egiziano e la formazione della Via Lattea. Ma le forme, ripetute con tale perfezione, stanno aprendo nuovi interrogativi su come le antiche civiltà interpretassero il cielo. È possibile che rappresentassero, in qualche modo, ciò che osservavano nel firmamento? O che questi pattern elicoidali fossero un tentativo di riprodurre processi ciclici – cosmici o energetici – che ritenevano fondamentali?
La mega-struttura è “impossibile” da immaginare
Quel che sappiamo è che la struttura rivelata dalle scansioni è impressionante: otto condotti verticali, profondi oltre 1.000 metri, ognuno con una colonna centrale avvolta da una spirale perfetta, che termina in camere cubiche grandi quanto piccole arene sportive. I ricercatori hanno trovato segnature simili anche sotto la piramide di Menkaure e sotto la Sfinge, oltre che – sorprendentemente – a 30 miglia di distanza, nella zona di Hawara.
Molti esperti rimangono scettici. Zahi Hawass, una delle figure più autorevoli dell’archeologia egizia, ha definito la scoperta “impossibile”, sostenendo che la tecnologia radar non può ottenere immagini così profonde. Ma i dati multipli e indipendenti usati da Biondi e colleghi stanno rendendo difficile liquidare tutto come un errore.
E mentre gli archeologi discutono, gli astronomi osservano incuriositi. Le spirali perfette sotto il deserto potrebbero rappresentare – almeno simbolicamente – un’antichissima comprensione del movimento cosmico? O potrebbero essere un’opera ingegneristica avanzata basata su principi che oggi ritroviamo nella fisica dell’universo?
Biondi stesso non ha una risposta definitiva. Ammette che lo scopo delle strutture resta un mistero, ma suggerisce che potrebbero essere legate all’idea di informazione, un concetto che, nella fisica moderna, è strettamente connesso all’energia e ai processi che governano la materia a ogni scala.
Ora non resta che aspettare. Il team italiano ha presentato una richiesta ufficiale alle autorità egiziane per avviare l’esplorazione fisica, senza perforazioni: basterebbe ripulire gli antichi passaggi tra la Sfinge e la piramide di Khafre per raggiungere la profondità indicata dai radar. Se il permesso arriverà entro fine anno, la discesa nelle misteriose spirali potrebbe iniziare nel 2026.