Fonte: 123RF

Un bonus bebè da 1.100 € per iniziare la pensione già alla nascita

In Trentino-Alto Adige il bonus bebè diventa una “pensione dalla culla”: previsti 1.100 € ai neonati iscritti a un fondo previdenziale.

Pubblicato:

Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

In Trentino-Alto Adige arriva una nuova norma che sembra essere destinata a fare scuola per via del significato che assume: la regione autonoma ha deciso di istituire un bonus bebè da 1.100 euro che però ha una certa particolarità. I fondi in questione, infatti, non sono destinati all’acquisto di latte in polvere o pannolini ma rappresentano una “dote previdenziale” che la Regione di Trento e Bolzano ha deciso di destinare a quei neonati che vengono iscritti sin da subito ad un fondo pensione. Un sistema di vera e propria “educazione alla previdenza”. Scopriamo insieme come funziona.

Trentino-Alto Adige: come funziona il nuovo bonus bebè da 1.000 euro legato ai fondi pensione

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. La misura introdotta dalla regione Trentino-Alto Adige, approvata con ampio consenso dal Consiglio regionale, è la prima in Italia a collegare la nascita di un bambino a un incentivo strutturato per la previdenza complementare.

Alla nascita, ogni neonato riceverà 300 euro versati direttamente in un fondo pensione scelto dai genitori e riconosciuto dalla Covip. Nei quattro anni successivi, la Regione verserà altri 200 euro all’anno, arrivando così a un totale massimo di 1.100 euro.

Chi può accedere al bonus bebè legato ai fondi pensione

La condizione affinché la Regione conceda questo bonus è che la famiglia contribuisca al fondo pensione con almeno 100 euro all’anno, al fine di rendere il risparmio previdenziale una costante.

E non è tutto: la legge non solo è valida per i nati dal 1° gennaio 2025, ma in via transitoria anche per i bambini già nati dal 2020 che abbiano meno di cinque anni al momento dell’entrata in vigore.

Il requisito fondamentale per accedere al contributo è la residenza: i genitori devono essere stabilmente residenti in Trentino-Alto Adige da almeno tre anni, e il bambino deve risultare residente nella Regione al momento della nascita, dell’adozione o dell’affidamento, senza alcun requisito massimo di reddito familiare.

Una scelta culturale che diventa un modello di welfare

L’obiettivo dichiarato di questa misura non è quello di distribuire sussidi, ma piuttosto di avviare un cambiamento culturale che abitui le famiglie a pensare alla pensione sin dalla nascita dei figli.

Più che “bonus bebè” rappresenta dunque una “dote previdenziale” che, oltre a garantire un piccolo capitale per la pensione futura, potrà essere utilizzata – secondo i regimi di anticipazione della previdenza complementare – anche per progetti di vita come l’acquisto della prima casa o la formazione universitaria.

Un incentivo strutturato e stabile di questo tipo in Italia esisteva già in Friuli-Venezia Giulia (un’altra regione autonoma, ndr), dove però era soggetta a vincoli di reddito e possesso della Carta famiglia, mentre invece in Trentino-Alto Adige si tratta di una misura universalizzata che guarda un po’ al Frühstart Rente esistente in Germania (dove il contributo previdenziale è di 10 euro al mese per ciascuno bambino per i suoi primi 6 anni di vita).

Sono ad ogni modo interventi che mirano a combattere lo spopolamento e a favorire le nascite, offrendo alle famiglie un sostegno concreto, seppur dagli effetti non immediatamente visibili, ma in grado di “educare” alla previdenza.

più popolari su facebook nelle ultime 24 ore

vedi tutti