Oggi la ricerca medico-scientifica ha raggiunto livelli conoscenza fino a pochi decenni fa assolutamente inimmaginabili. Pensiamo, per fare solo un esempio, alla gravidanza e a quanto è preziosa la diagnosi prenatale per poter intervenire sul feto con estrema precisione. Una mamma sa bene quanto siano frequenti e numerosi i controlli nei novi mesi di gestazione, a partire dal momento in cui il test restituisce un esito positivo. Proprio a questo proposito, a differenza di altri sofisticatissimi strumenti moderni il test di gravidanza esisteva già… nell’Antico Egitto.

Ebbene sì. Nel tempo dei Faraoni, le donne riuscivano a determinare se fosse in corso o meno una gravidanza attraverso un metodo assolutamente attendibile, la cui validità è stimata oggi al 70%. A descriverne i passaggi sono i frammenti di alcuni papiri dalla ‘The Papyrus Carlsberg Collection’, una raccolta fino a oggi mai studiata. Quello che questi documenti preziosi hanno svelato, confermando tra l’altro quanto un altro papiro già noto riferiva, non ha potuto non destare comunque la curiosità degli stessi ricercatori della Københavns Universitet.

L’inizio della ricerca risale al 2018, quando un gruppo di egittologi danesi poté avere fra le mani la collezione che contiene anche quel che resta di un trattato medico di ostetricia. Dalla traslitterazione dei caratteri è emersa la descrizione del metodo usato per capire se una donna fosse incinta e anche per determinare il sesso del bebè. Intanto, non diversamente da un test di gravidanza di oggi, si utilizzava l’urina che veniva raccolta in parte su alcuni semi di grano e in parte su orzo.

A seconda del cereale che germogliava per primo era possibile capire se il nascituro sarebbe stato maschietto o femminuccia. Se, infatti, germogliava prima il grano significava che era femmina, se germogliava prima l’orzo si trattava di un maschio. Nel caso, poi, in cui nessuno dei due sacchetti avesse prodotto germoglio, voleva dire che la donna semplicemente non era incinta.