Ormai manca sempre meno al via ufficiale delle feste di fine anno, con il tradizionale cenone di Natale che si avvicina a grandi falcate. Così, chi si è preso l’impegno di cucinare per amici e parenti è alle prese con la definizione del menù, tra portate immancabili sulla tavola natalizia e qualche sperimentazione. Ecco, allora, che per chi ha ancora qualche dubbio su cosa servire in occasione delle feste può venire in soccorso uno studio ad hoc.

L’agenzia Studio Fieschi, infatti, ha condotto un’indagine per definire l’impatto che gli alimenti tipici di questo periodo festivo hanno sull’ambiente concorrendo al climate change. Ebbene, quanto emerso può suonare sorprendente ma allo stesso tempo utile per orientare le scelte se si hanno a cuore la sostenibilità e il pianeta che ci ospita. Tra i piatti oggetto dell’indagine, non potevano mancare i dolci e la frutta, ed è proprio quest’ultima che offre il boccone più amaro.

Parliamo dell’ananas, che spesso viene portato a tavola a fine pasto come prelibatezza particolarmente gradita dopo un’abbuffata. Ecco, questo frutto tropicale ha l’impatto più devastante sull’ambiente. In effetti, basta pensare al viaggio che deve affrontare per giungere nelle nostre case: migliaia di chilometri di trasporto – per lo più via aereo – che riversano nell’atmosfera tonnellate di emissioni inquinanti. Le stime parlano, infatti, di circa 1.130 gr di anidride carbonica rilasciata ogni mille chilometri di volo.

E risalendo alla produzione, l’intera filiera legata all’ananas è particolarmente inquinante, con immissione nell’aria di sostanze pericolose in quantità addirittura al di sopra, per esempio, di quelle che si producono con gli allevamenti di carne suina. La scelta, quindi, di evitare l’ananas sulle tavole di Natale, a favore della frutta di stagione del nostro territorio – meglio ancora  se a Km 0 – risponde a un impegno che guarda ben oltre l’orizzonte di un tavolo o del Natale.