Fonte: ANSA

Che differenza c'è tra judo e karate in tema di arti marziali

Molto spesso si confondono alcune discipline delle arti marziali: vediamo che differenza c'è tra judo e karate

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Spesso, si verificano confusioni, anche molto comuni tra le discipline legate alle arti marziali, con l’uso intercambiabile dei termini come judo, karate, tae kwon do e altre. Tuttavia, è importante sottolineare che esistono significative distinzioni tra queste specialità, che si riflettono sia nell’aspetto tecnico che nelle regole che le governano. Ora, esploriamo le differenze tra judo e karate nel contesto delle arti marziali. Prima di entrare nei dettagli, è fondamentale notare che entrambe queste discipline possono essere considerate sia come sport da combattimento che come sistemi di autodifesa personale.

Judo o Karate? Qual è la migliore arte marziale per i bambini

Le arti marziali hanno il potere di infondere fiducia e coraggio nei bambini più timidi e riservati, mentre insegnano l’autocontrollo, il rispetto e la disciplina a quelli più vivaci ed energici. È importante sottolineare che queste discipline sono altrettanto adatte alle bambine.

Judo: Senza dubbio, il judo è una delle discipline più amate dai bambini ed è particolarmente adatto per aumentare la fiducia nei più timidi. Originario del Giappone, il judo si concentra principalmente sul desiderio di sbilanciare l’avversario e farlo cadere a terra, oltre a insegnare a difendersi e cadere senza ferirsi. È adatto a bambini a partire dai 5/6 anni.

Karate: Anche il karate, di origine giapponese, prevede l’apprendimento di tecniche di attacco come pugni, calci, colpi di gomito e ginocchio, nonché tecniche di difesa e immobilizzazione. È ideale per i bambini che devono imparare a concentrarsi e a gestire la loro energia. Consigliato a partire dai 6/7 anni.

Taekwondo: Questo è lo sport nazionale della Corea del Sud ed è diventato una delle arti marziali più diffuse al mondo. Gli allenamenti si concentrano su calci, colpi a mano aperta e pugni, insegnando principalmente tecniche di combattimento per la difesa personale. È indicato per bambini a partire dai 7/8 anni.

Aïkido: Quest’arte marziale giapponese è probabilmente l’unica che si concentra sulla difesa anziché sull’offesa. Insegna ai bambini a osservare i movimenti del loro avversario per sfruttare le opportunità. L’aïkido porta calma e serenità, sviluppando la concentrazione e l’autocontrollo. È adatto per bambini a partire dai 7/8 anni.

Ju-Jitsu: Originato in Giappone, il ju-jitsu è un metodo di difesa che si basa sul controllo di sé e dell’avversario, con l’obiettivo di scoraggiare l’attacco. Assomiglia al judo ma include anche pugni e calci. Migliora la concentrazione, il coordinamento dei movimenti e stimola la sicurezza interiore. È consigliato già a partire dai 7/8 anni.

Kung-fu: Originario della Cina e simile al karate, il kung-fu insegna equilibrio, sicurezza nei movimenti e migliora la concentrazione, la memoria e il potenziamento fisico. Solitamente consigliato a partire dai 11/12 anni.

Kendo: Questa è l’antica arte marziale dei Samurai, praticata con un bastone in luogo della spada tradizionale. Contrariamente a quanto si possa pensare, lo scopo principale è imparare a risolvere i problemi senza ricorrere alla violenza. È adatto per sviluppare la concentrazione e la determinazione, solitamente raccomandato verso gli 11/12 anni.

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Come è nato il karate?

La storia del karate è davvero affascinante e si sviluppa su un percorso ricco di tradizioni e influenze culturali. E’ noto che questa arte marziale ha radici profonde nell’isola di Okinawa, situata nel sud del Giappone. Okinawa è stata storicamente un crocevia di influenze culturali provenienti dalla Cina, dal Giappone e da altre regioni, il che ha contribuito a plasmare lo sviluppo del karate.

Nel XIV secolo, le tecniche di autodifesa che oggi riconosciamo come karate iniziarono a prendere forma tra i contadini dell’isola di Okinawa. Queste tecniche furono sviluppate per consentire ai contadini di difendersi dai briganti e dai predatori locali. Ciò che rese il karate unico fu la sua adattabilità e la sua enfasi sulla massimizzazione della forza e della potenza nei colpi, rendendolo differente dalle arti marziali praticate dai samurai giapponesi.

Durante i secoli successivi, il karate continuò a svilupparsi sull’isola di Okinawa, ma rimase relativamente isolato dal resto del Giappone. Fu solo all’inizio del 20° secolo che il karate fu introdotto nelle principali isole giapponesi. Un pioniere importante in questo processo di diffusione fu Gichin Funakoshi, noto come il padre del karate moderno. Funakoshi portò lo stile del karate di Okinawa, chiamato Shotokan, a Tokyo nel 1922, dove iniziò a insegnarlo nelle università.

L’introduzione del karate in Giappone portò alla creazione di diverse scuole e stili di karate, ciascuno con le proprie variazioni e filosofie. Alcuni dei principali stili includono il Goju-Ryu, il Kyokushinkai, il Wado-Ryu e molti altri. Sebbene questi stili possano differire in alcune tecniche e filosofie, condividono tutti l’uso di pugni, calci, ginocchia, gomiti e altre tecniche per l’autodifesa.

È importante notare che il karate, nel suo percorso di sviluppo, ha anche incorporato influenze da altre arti marziali giapponesi, come il judo. Questo ha portato all’integrazione di tecniche di lancio e prese in alcuni stili di karate, aggiungendo ulteriori dimensioni alla pratica.

Il karate ha continuato a diffondersi a livello internazionale ed è diventato uno degli sport e delle arti marziali più popolari al mondo. Nel 2020, il karate è stato incluso come sport olimpico per la prima volta ai Giochi Olimpici di Tokyo, portando ancora più attenzione a questa antica e affascinante arte marziale. La storia del karate è un testamento alla sua capacità di adattarsi e di evolversi nel corso dei secoli, mantenendo al contempo le sue radici culturali e la sua efficacia come forma di autodifesa e disciplina fisica e mentale.

Come è nato il judo?

Mentre il karate ha una storia che si perde nei secoli, il judo è un’arte marziale relativamente più moderna, con una storia che inizia poco più di un secolo fa. Il judo fu creato da Jigoro Kano, un professore giapponese nato il 28 ottobre 1860 vicino alla città di Kobe. Dopo aver studiato le tecniche del jujitsu, un’arte marziale giapponese sviluppata nel 1532, Kano decise di sviluppare un nuovo stile di combattimento basato su principi di efficacia e controllo.

Kano chiamò il suo nuovo stile “judo,” che può essere tradotto approssimativamente come “la via gentile.” Tuttavia, nonostante il nome possa suggerire gentilezza, il judo è un’arte marziale altamente efficace e dinamica che si basa sulla padronanza delle tecniche di proiezione, immobilizzazione, strangolamento e leva articolare. La “gentilezza” nel nome del judo si riferisce più a un approccio che mira a sfruttare la forza dell’avversario piuttosto che a combattere contro di essa in modo diretto.

Nel 1882, Jigoro Kano iniziò ad insegnare il judo a un gruppo di nove studenti in una piccola sala di una scuola. Questi studenti si allenavano lottando e praticando sul tatami, un tappeto speciale che sarebbe diventato uno standard nelle palestre di judo. La diffusione del judo fu rapida, e presto vennero stabilite regole e principi per disciplinare e standardizzare la pratica.

Una delle caratteristiche distintive del judo è l’uso di leve articolari e strangolamenti, consentendo a un praticante di sottomettere un avversario senza causare danni eccessivi. Questo aspetto del judo ha reso l’arte marziale popolare tra i praticanti di altre discipline di combattimento e ha contribuito a diffonderla a livello internazionale.

Oltre a essere uno sport olimpico, il judo è noto per promuovere la disciplina, l’etica e il rispetto tra i suoi praticanti. Nel corso dei decenni, il judo ha continuato a evolversi e adattarsi alle esigenze contemporanee, ma ha mantenuto la sua radice nella filosofia di Kano di “massimizzare l’efficacia con sforzo minimo.” Oggi, il judo è praticato in tutto il mondo e ha influenzato molte altre arti marziali e sport da combattimento.

 

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