Coronavirus, un preside milanese agli studenti ricordando Manzoni

Domenico Squillace, preside del Liceo Volta di Milano, indirizza agli studenti un’intensa lettera in cui trasferisce nella contemporaneità Manzoni.

27 Febbraio 2020
Fonte: 123RF

A firmare la lettera indirizzata agli studenti è lo stesso preside Domenico Squillace, che agli alunni del milanese Liceo Volta rivolge un messaggio che sta facendo il giro del web. Un messaggio, quello del dirigente scolastico, che colpisce in maniera particolare anche per l’attualizzazione del testo di Alessandro Manzoni.

Nei giorni in cui le misure di contenimento del Coronavirus hanno svuotato le scuole lombarde, Squillace torna alle parole dei Promessi Sposi: “La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”

Così apre il messaggio del preside che sottolinea come nelle pagine del Manzoni si possa leggere anche la realtà di oggi. “La certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…”

E continua: “Più che dal romanzo del Manzoni quelle parole sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi.” Quindi, il preside invita i ragazzi a vivere queste giornata portando a frutto il tempo fuori dalla scuola: “Quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale.

Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. […] Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile.”

“Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. – conclude quindi – Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero.”

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