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Cosa ci riserva il 2026? La profezia di Nostradamus per il nuovo anno fa davvero paura

Le profezie di Nostradamus per il 2026 tornano virali: parlano di conflitti globali, crisi silenziose e possibili rinascite.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Mancano meno di due settimane all’inizio del 2026 e, con il calendario che cammina senza mai fermarsi, tornano inesorabili a riecheggiare le profezie di Nostradamus. Il passaggio da un anno all’altro è da sempre momento di presagi più o meno positivo, di timori e di domande sul futuro. Ma i versi oscuri del celebre veggente, accompagnate da interpretazioni sempre aggiornate e riletture legate alla terribile attualità globale, non possono che inquietarci mantenendo però intatto un certo fascino. Ma che tipo di 2026 ci aspetta? Proviamo a scoprirlo.

Le profezie di Nostradamus per il 2026: guerre, sangue e nuovi conflitti globali

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Secondo molte interpretazioni contemporanee, Nostradamus avrebbe associato il 2026 a un periodo di forti sconvolgimenti politici e militari.

Alcune delle sue quartine parlano di guerre lunghe e devastanti, guidate da leader incapaci di fare un passo indietro. Un verso che cita “sette mesi di grande guerra” è stato collegato a conflitti ancora aperti tra Est e Ovest, con riferimento alle tensioni tra Russia, Ucraina e alle fragili dinamiche mediorientali. Peccato però che quei conflitti siano in piedi da ormai più che sette mesi.

Un’altra immagine ricorrente è quella del sangue che “traboccherà” in specifiche aree d’Europa, come il Ticino, interpretata da alcuni osservatori come il segnale di un possibile riaccendersi di conflitti nel cuore del continente. Non mancano inoltre riferimenti simbolici a Marte, dio della guerra, che “governa il suo cammino tra le stelle”, rafforzando l’idea di un 2026 segnato da violenze, scontri geopolitici e instabilità diffusa. Da questo punto di vista, possiamo tristemente affermare che c’è poco di nuovo. Se non fosse che la realtà è già drammatica così com’è.

Il declino dell’Occidente e l’ombra della tecnologia

Tra le profezie più discusse c’è quella che parla dell’Occidente destinato a “perdere la sua luce in silenzio”. Un’espressione che, riletta oggi, viene spesso collegata al rapido avanzamento tecnologico e all’ascesa dell’intelligenza artificiale in Asia, in particolare in Paesi come Cina e Giappone.

Secondo questa interpretazione, il declino del mondo occidentale non sarebbe improvviso o violento, ma graduale e quasi impercettibile: una perdita di centralità economica, culturale e produttiva, accompagnata da crisi occupazionali e trasformazioni sociali profonde. L’idea che le macchine possano sostituire l’uomo, svuotando interi settori lavorativi, si inserisce perfettamente in questo scenario profetico, rendendo le parole di Nostradamus sorprendentemente attuali.

Non solo paura: la profezia della rinascita che accompagna il 2026 secondo Nostradamus

Nonostante il tono cupo, le profezie attribuite al 2026 non si chiudono però nel segno della distruzione totale. Nostradamus parla anche di un “uomo di luce” destinato a emergere dopo il periodo di ombre, guidando l’umanità verso una fase di rinascita.

Secondo alcuni studiosi dei suoi versi, questo passaggio simboleggerebbe un cambiamento di paradigma: un nuovo ordine mondiale, una leadership diversa o persino un ritorno a valori più umani, meno dipendenti dalla tecnologia e più attenti alle relazioni e alla spiritualità.

Ad ogni modo, tra guerre, crisi e paure, il 2026 potrebbe rappresentare non solo un anno di fine, ma anche l’inizio di qualcosa di profondamente nuovo.

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