Ecco perché gli squali attaccano: lo studio

Da Sydney arriva una ricerca che spiega perché gli squali possono attaccare surfisti e nuotatori.

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Tagliare le acque sulla tavola da surf magari circondati dagli squali è innegabilmente un’esperienza capace di regalare una bella scarica di adrenalina. Anche in Europa gli avvistamenti sembrano essere più frequenti ma è soprattutto negli Stati Uniti e in Australia che incontri ravvicinati di questo tipo sono all’ordine del giorno. Non è un caso, dunque, che proprio da Sydney arrivi l’ultimo studio che vuole fare luce sul comportamento di questi predatori dei mari.

Un team di studiosi della Macquarie University, infatti, ha appena dato alle stampe una ricerca sul motivo per cui gli squali attaccano. L’esame si è basato su video e filmati che hanno permesso di confrontare i movimenti dei surfisti e quelli di alcune foche. E l’osservazione è stata condotta simulando nella maniera più verosimile la vista degli animali. Ciò che è emerso ha portato i ricercatori a una conclusione assolutamente inedita che riguarda, in particolare, gli squali bianchi più giovani.

Sono questi, infatti, i responsabili del maggior numero di morsi ai danni degli esseri umani e il motivo starebbe nella vista. La capacità visiva scarsa degli squali – che soffrono anche di daltonismo – farebbe loro confondere i surfisti con semplici foche, rendendo gli sportivi potenziali e appetibili vittime dei loro attacchi.

Come riferisce gazzetta.it, la responsabile dello studio Laura Ryan ha dichiarato: “Abbiamo scoperto che surfisti, nuotatori e foche (o leoni marini) sulla superficie dell’oceano sono indistinguibili da uno squalo bianco che guarda dal basso, perché l’animale non può vedere dettagli o colori”. Da qui, dunque, l’istinto a mordere anche le persone salvo poi allontanarsi una volta resisi conto che non si tratta di foche.

Solitamente, infatti, gli squali bianchi abbandonano la preda umana dopo il primo attacco. Un ulteriore indizio che avvalorerebbe l’ipotesi della Ryan. “Gli squali bianchi non cercano attivamente gli umani come prede e […] i morsi possono essere un caso di scambio di identità”, afferma ancora la ricerca.

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