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I supercomputer hanno previsto la data in cui la Terra diventerà inabitabile

Il futuro (molto) lontano della Terra: i supercomputer prevedono quando il nostro pianeta diventerà inabitabile

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Pensare alla fine della vita sulla Terra può sembrare un esercizio di fantasia, buono per film di fantascienza o romanzi distopici. Eppure, una nuova ricerca condotta dalla NASA in collaborazione con l’Università di Toho, in Giappone, lancia un messaggio tanto affascinante quanto inquietante: il nostro pianeta, prima o poi, diventerà inabitabile, e questa data – seppur incredibilmente lontana – può già essere stimata grazie alla scienza e alla tecnologia.

Il team di studiosi ha utilizzato supercomputer di ultima generazione e modelli matematici complessi per prevedere l’evoluzione della Terra nel lunghissimo termine. Il risultato? Tra circa un miliardo di anni, ogni forma di vita sul nostro pianeta sarà destinata a scomparire, vittima di condizioni ambientali sempre più estreme, causate principalmente dall’evoluzione del Sole.

Il Sole, la nostra stella madre, sarà anche la causa della nostra fine

Il Sole, fonte di vita per tutto ciò che esiste sulla Terra, è destinato a cambiare nel tempo, e non in meglio. Secondo gli scienziati, con il passare dei milioni di anni aumenterà progressivamente la sua emissione di energia termica, irradiando calore in quantità tali da rendere invivibili tutti i pianeti più interni del Sistema Solare, compreso il nostro.

Secondo i modelli elaborati dai supercomputer, la data “limite” per la sopravvivenza della vita terrestre è stata identificata nel lontanissimo anno 1.000.002.021. Da oggi mancano esattamente 999.999.996 anni. Ma il processo che ci porterà a quel punto inizierà molto prima: si prevede un progressivo incremento delle temperature, un peggioramento della qualità dell’aria e, nel lungo periodo, la totale alterazione della nostra atmosfera.

I primi segnali? Sono già visibili oggi

Anche se il collasso definitivo è previsto tra un tempo praticamente inimmaginabile, secondo i ricercatori alcuni sintomi del cambiamento sono già osservabili. Le sempre più frequenti eruzioni solari e le espulsioni di massa coronale stanno causando forti tempeste geomagnetiche, con conseguenze sulla nostra atmosfera.

L’ultima, la più intensa degli ultimi vent’anni, ha colpito la Terra con miliardi di tonnellate di particelle cariche e potenti campi magnetici. Questo fenomeno sta già provocando una variazione della composizione atmosferica, influendo negativamente sui livelli di ossigeno e alterando gli equilibri climatici.

Parallelamente, i cambiamenti climatici causati dall’uomo stanno accelerando l’innalzamento delle temperature e il drammatico scioglimento dei ghiacciai polari. La somma di fattori naturali e artificiali rende la prospettiva ancora più preoccupante.

Un futuro apocalittico… ma non inevitabile?

Gli scienziati non intendono diffondere panico, ma piuttosto incoraggiare una riflessione globale. Se da un lato il destino astronomico della Terra appare segnato, dall’altro la tecnologia può offrire soluzioni, almeno temporanee.

Tra le idee più avanzate c’è lo sviluppo di sistemi artificiali autosufficienti, come capsule sigillate in grado di produrre aria e acqua e di simulare ambienti favorevoli alla vita anche in condizioni estreme. Queste “biosfere” potrebbero ospitare comunità umane in grado di sopravvivere indipendentemente dal contesto esterno.

Al tempo stesso, si guarda allo spazio come nuova frontiera. Gli scienziati stanno intensificando gli studi per la possibile colonizzazione di Marte, uno dei pochi pianeti vicini che, con le giuste tecnologie, potrebbe diventare abitabile.

Non a caso, personaggi come Elon Musk, attraverso la sua azienda SpaceX, stanno investendo risorse e ricerca nella creazione di una vera e propria presenza umana sul Pianeta Rosso. I progetti in corso includono stazioni autonome, habitat pressurizzati e piani di terraformazione ancora teorici, ma in rapido sviluppo.

Un invito a riflettere sul presente

L’orizzonte temporale indicato dalla NASA – un miliardo di anni – è talmente ampio da apparire rassicurante. Tuttavia, gli scienziati sottolineano che la vera lezione non sta tanto nella data in sé, quanto nella consapevolezza dei limiti del nostro pianeta.

Le crisi climatiche, l’inquinamento, la riduzione delle risorse naturali e l’aumento della popolazione stanno già oggi ponendo interrogativi profondi sul futuro dell’umanità. Questo studio, dunque, diventa un invito a prendersi cura del presente, perché anche se il giorno del giudizio è lontano, i cambiamenti ambientali sono già in corso.

In definitiva, sapere che la Terra ha una “scadenza” naturale dovrebbe motivarci non solo a guardare alle stelle, ma soprattutto a preservare ciò che abbiamo adesso, con responsabilità, rispetto e lungimiranza.

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