Intervista a Fabio Canino: "Vi racconto che musica ascolto"

E' passato a trovarci Fabio Canino, con il quale abbiamo chiacchierato di musica indie, diritti civili e del musical che lo vedrà presto in teatro.

17 Ottobre 2018

Scrittore, attore, conduttore radiofonico e televisivo: abbiamo fatto quattro chiacchiere con il poliedrico Fabio Canino, parlando di musica e anche dei suoi progetti futuri.

Classe 1963, Fabio Canino è uno di quei personaggli tanto eclettici da non essere rimasto confinato ad un singolo ambito artistico e professionale: non solo ha recitato a teatro e lavorato in televisione, ma ha anche condotto trasmissioni radio e scritto libri che sono andati a ruba. E, a differenza di tante altre persone che hanno attraversato come meteore il mondo dello show business, lui è rimasto sempre al suo posto. Rinnovandosi costantemente, pur senza perdere la verve che l’ha da sempre contraddistinto.

Dopo il diploma, Fabio Canino ha studiato al fine perseguire una carriera nel mondo dello spettacolo, diventando poi un attore professionista alla fine degli anni ’80. Ha fatto l’animatore nei villaggi turistici e nel frattempo ha sempre continuato a coltivare la passione per la recitazione e a esibirsi a teatro.

Di Fabio Canino , i più ricorderanno sicuramente i programmi televisivi che ha condotto e che sono stati seguitissimi in tutto il Paese come “Macao”, “Le Iene”, “Cronache marziane” e “Frankenstein”, fino ad “Assolo”, programma comico in onda su LA7 nel 2003. La sua esperienza sul piccolo schermo, lo ha portato ad essere per diversi anni seduto al tavolo dei giudici di “Ballando con le stelle”.

La sua simpatia, unità alla capacità di fare battute sagaci e intrattenere il pubblico, gli hanno fatto conquistare milioni di telespettatori in tutta Italia. Non solo: Fabio Canino ha contribuito alla crescita culturale del Bel Paese importando opere e testi teatrali statunitensi che qui non erano conosciuti, se non a pochi addetti ai lavori. Per lui si sono aperte poi anche le porte del cinema: è stato il protagonista di “Fratelli coltelli”, celebre film di Maurizio Ponzi, e di “Besame Mucho”,  in  compagnia di Giuliana De Sio.  Nel frattempo, ha anche curato la sua passione per la scrittura, redigendo libri come “Lettera alla iena”, “Omo sapiens”, “Mai più senza – Dizionario del perfetto marziano”, “Raffabook – Più che un libro uno show del sabato sera” e “Rainbow Republic”.

Attualmente Fabio Canino conduce un programma su Rai Radio 2 insieme a LaLaura, “Miracolo italiano”. Da metà gennaio – come ci ha raccontato – sarà in teatro con un nuovo musical, “La piccola bottega degli orrori”: la prima tappa sarà Roma, al Teatro Brancaccio.

fabio-canino-ballando Fonte: Getty

Parliamo di musica: quali sono gli ascolti di Fabio Canino in questo periodo?

Guarda, in questo periodo sto ascoltando contemperamento due playlist diverse. Una delle due la chiamo “Carnevale di Rio”, di una tristezza infinita, che però è anche quella più meditativa: tutti brani strappalacrime, storie d’amore impossibili e così via. Quando l’ascolto, soprattutto in treno, mi faccio venire delle idee. Nella mia library – poi – si passa da Raffaella Carrà a Mozart con molta nonchalance, dai Ricchi e i Poveri a Brahms. Però secondo me è così che dev’essere: la musica è bella perché è varia ed è proprio nella varietà che risiede la sua forza.

Da utente, in che modo fruisci della musica?

Sicuramente utilizzo molto Spotify, ma mi piace avere la mia library anche offline: viaggiando molto in treno, dove non funziona mai il wi-fi, diventa anche un’esigenza. Inoltre, mi piace scaricare musica da un punto di vista legale corretto, anche perché adoro vedere le copertine e tutto il contorno.

Abbiamo nominato Spotify, che insieme alle altre piattaforme di streaming ha rivoluzionato il sistema di distribuzione musicale. Secondo te ha valorizzato o penalizzato gli artisti?

Ha dato la possibilità a più artisti di essere sulla piattaforma, prima c’era una maggiore selezione dovuta soprattutto ai costi. Spotify ha reso tutto il processo più democratico. Di contro c’è il fatto che – ovviamente – si sono dovute abbassare le royalties di tutti, ma secondo me è comunque un passo avanti.

Prima hai detto che ti piace acquistare musica: hai nostalgia del supporto fisico?

Certo! Adoro comprare i cd perché vuol dire toccare la copertina, leggere i ringraziamenti e i testi delle canzoni: io sono ancora di quella generazione lì.

Anche le cassette ti mancano?

Sì, ne avevo un sacco e le facevo anche per gli amici, sempre tristi anche in quei casi.

Qual è l’epoca che ti manca di più, musicalmente parlando?

Gli anni ’80, perché sono legati ad una serie di ricordi di vacanze in cui la colonna sonora era fondamentale. E quindi ogni canzone mi ricorda un viaggio, un amico, un amore, un cibo, un mare, un panorama, un tramonto. Il potere evocativo della musica è questo: bastano due note e subito ti torna in mente qualcosa.

Insieme a Immanuel Casto hai scritto un brano dal titolo “Da grande sarai frocio”, che affronta con ironia e risolutezza il tema della scoperta della sessualità. Pensi che la musica dovrebbe occuparsi di più dei diritti civili di quanto faccia effettivamente oggi?

Credo che stiamo vivendo un momento in cui la musica cambierà, dovrà in qualche modo confrontarsi con la società in cui viviamo. Per cui sì, succederà. Ma non perché lo deve fare e basta, ma perché credo che gli artisti – quelli sensibili, veri, che si guardano intorno prima di scrivere – si renderanno conto che le cose stanno cambiando e non necessariamente nel verso giusto. L’importante – però – è non fare la canzone sui diritti civili come si faceva negli anni ’70, ma cercare di farlo come abbiamo tentato io e Immanuel, ovvero cercando di renderla fruibile a tutti. Poi ognuno ci legge quello che vuole, compreso un messaggio un po’ più profondo.

“Lo Stato Sociale” ha fatto anche un remix di questo brano. L’hai mai ascoltato?

Certo.

E ti è piaciuto?

Moltissimo. Lo Stato Sociale mi piace molto, da loro mi aspetto qualcosa di importante sul tema dei diritti civili.

Visto che lo abbiamo evocato, cosa ne pensi di Lodo Guenzi giudice a X-Factor?

Seguo molto Lodo, in particolare su Instagram, perché ha una visione del mondo chiaramente più giovane della mia, ma molto poetica. Mi piace e sono contento di questa scelta.

Credi che oggi – anche alla luce del mercato discografico italiano attuale – i talent siano ancora il miglior modo per emergere?

Devo dire che nel corso del tempo il format “talent” ha scoperto dei grandi cantanti. Diciamo però che rispetto alla proposta e alla quantità di cantanti che vengono mostrati, la percentuale di quelli che emerge è molto bassa. E’ come se fosse un grande provino continuo, fino all’ultima puntata. Il problema di questi programmi è che si finisce a puntare più sulla personalità e sulla storia della persona rispetto progetto artistico, ma questo è un problema di un po’ tutta la televisione. Devi piangere, devi essere cattivo, devi essere ribelle. Se sei bravo ma sei brutto o non hai una storia da raccontare, ti mandano via.

Abbiam parlato di Lodo Guenzi, de “Lo Stato Sociale”: volevo chiederti che cosa pensi di tutta l’avanzata di artisti italiani cosiddetti Indie.

A me piacciono, seguo da sempre quel panorama musicale. Il problema degli artisti indie è il tipo di pubblico: appena iniziano ad essere un pochino più mainstream, si sentono traditi. Invece no, credo sia un percorso normale e logico. Anzi, dovrebbero essere felici che questi artisti riescano a portare un messaggio a più persone. E’ chiaro poi che se cambi improvvisamente il tipo di musica e di testo, allora in quel caso sorge un problema.

Altri artisti oltre a Lo Stato Sociale che hai da segnalare, che apprezzi.

Ghemon, mi piace davvero molto. Lui è una sorta di cantautore del rap: testi densi e molto sinceri e poi nei concerti lui canta, ha addirittura le coriste.

Abbiamo saputo che prossimamente sarai tra i protagonisti di un musical, “La piccola bottega degli orrori”.

Sì, da metà gennaio al Teatro Brancaccio di Roma e poi la stagione dopo in tournée. Mi fa molto piacere perché sono un grande amante dei musical, ma li ho sempre visti come una cosa inarrivabile. Il ruolo che mi è stato proposto è decisamente adatto a me e sono felice di entrare in un mondo che fino ad oggi avevo vissuto solo da spettatore.

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