L'uomo più radioattivo del mondo: cosa è successo al suo corpo

Per lui 83 giorni di indicibile agonia prima di morire

2 Febbraio 2023
Fonte: 123rf

Un terribile incidente in una centrale nucleare giapponese ha esposto un lavoratore ai più alti livelli di radiazioni mai subiti da un essere umano. Hisashi Ouchi stava aiutando un collega a versare litri di uranio in una vasca della centrale nucleare di Tokaimura, dopo che nel 1999 gli era stato chiesto di provare ad accelerare il processo per tagliare i costi. Normalmente fatto da una pompa idraulica, l’uso delle loro mani nude ha esposto i tre uomini nella stanza a livelli di radiazioni solitamente fatali. Quasi immediatamente, Ouchi, che aveva ricevuto il più alto livello di avvelenamento da radiazioni dei tre, era in agonia e riusciva a malapena a respirare.

È arrivato in ospedale dopo aver vomitato violentemente e ha perso conoscenza con il medico sbalordito nello scoprire che non aveva quasi più globuli bianchi. Le ustioni da radiazioni coprivano tutto il suo corpo e i suoi occhi perdevano sangue.

Fu allora che iniziò il tormento del trentacinquenne Ouchi, con i medici che sperimentavano efficacemente la scienza medica per tenerlo in vita contro la sua volontà. Si scoprì che Ouchi aveva assorbito 17 Sievert di radiazioni, una quantità mai inflitta a un essere umano. Anche i soccorritori di Chernobyl, molti dei quali sono morti, sono stati esposti a soli 0,25 Sievert. Una volta in ospedale, i medici hanno lavorato per tenerlo in vita attraverso trasfusioni di sangue e innesti di cellule staminali.

Le operazioni sono state un successo e lo hanno tenuto in vita, ma per Ouchi è stata una tortura. Secondo quanto riferito, come riporta il DailyStar, ha continuato a gridare: “Non ce la faccio più! Non sono una cavia!”. Al suo 59esimo giorno in ospedale, Ouchi ha subito tre arresti cardiaci, ma ogni volta i medici sono riusciti a rianimarlo su richiesta della sua famiglia. Dopo 83 giorni di indicibile agonia, il corpo di Ouchi ha ceduto ed è morto per insufficienza multiorgano, ponendo fine a un’atroce dimostrazione del potere della medicina.

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