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Cos'è il mouse jiggler e perchè non piace ai datori di lavoro

Si chiama Mouse Jiggler il fenomeno dei metodi per simulare il movimento del cursore sullo schermo, oggi diffusissimo tra chi lavora in smart working

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Avete mai sentito parlare di ‘mouse jiggler‘? Se sì, sapete anche di cosa si tratta: è uno strumento per muovere il mouse da remoto, al fine di mantenere il cursore attivo ed evitare che il computer vada in stand-by. Ma per certi motivi questi strumenti (detti anche ‘mouse mover‘) non piacciono affatto ai datori di lavoro. Andiamo a scoprire il perché.

Che cos’è il mouse jiggler

Il mouse jiggler è un dispositivo tecnologico che ha guadagnato attenzione negli ambienti di lavoro moderni, ma non sempre per i motivi giusti. Inizialmente progettato per evitare che lo schermo del computer entri in modalità di sospensione, il mouse jiggler è diventato uno strumento controverso nelle mani di alcuni dipendenti. La sua capacità di simulare movimenti del cursore senza un reale intervento umano ha suscitato preoccupazioni tra i datori di lavoro, che lo vedono come una potenziale scappatoia per evitare il monitoraggio delle prestazioni. Di seguito esploreremo cos’è esattamente un mouse jiggler, come funziona e perché il suo utilizzo suscita tanto dibattito nelle dinamiche lavorative contemporanee.

Smart working e mouse jiggler

Partiamo dal principio. Sin dall’inizio della pandemia, il lavoro da remoto è entrato prepotentemente nelle nostre vite: sono tantissime le persone che tutt’ora sono in smart working e passano molte ore davanti al computer direttamente dalle stanze della propria casa.

Ebbene, proprio nell’ambito del lavoro da remoto gli strumenti di mouse jiggler vengono spesso utilizzato per simulare la propria presenza davanti al computer, per evitare che lo stesso vada in stand-by o che lo stato delle proprie connessioni vada in automatico su ‘inattivo’ o ‘non disponibile’.

Si tratta di piccoli strumenti che funzionano in maniera diversa. Ci sono i mouse jiggler USB, dei semplici dispositivi non differenti da una pen drive, che si fingonoun cursore in continuo movimento sullo schermo. Ci sono quelli ‘robotici’, ovvero agganciabili a un mouse o a un touchpad al fine di titillarlo e muoverlo fisicamente (un lavoro simile fanno anche quelli ad impulsi). Infine, ci sono i mouse jiggler software, dei veri e propri programmini che simulano il funzionamento del cursore ma che, in realtà, sono facilmente rivelabili e spesso poco affidabili.

Perché il mouse jiggler non piace ai capi

Viene da sé che simili strumenti non vengono affatto apprezzati dai datori di lavoro di chi è in smart working, in quanto riescono a simulare l’attività di chi in quel momento non si trova affatto davanti al computer. Dall’altro lato, però, diventano strumenti fondamentali per quei lavoratori che hanno bisogno di una piccola pausa, anche solo per andare in bagno, mangiare od occuparsi dei propri figli.

In conclusione, il mouse jiggler rappresenta un esempio emblematico di come la tecnologia possa essere sia un’arma a doppio taglio nel contesto lavorativo. Da un lato, offre una soluzione pratica per problemi legati alla gestione dell’inattività del computer; dall’altro, solleva questioni etiche e di fiducia tra datori di lavoro e dipendenti. I dipendenti possono vederlo come un semplice strumento per gestire meglio il proprio tempo, ma i datori di lavoro temono che possa essere usato per aggirare i sistemi di monitoraggio delle prestazioni.

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