Perchè si dice "non c'è trippa per gatti"?

I gatti, come i cani, sono amici dell'uomo e per questo da loro sono nati credenze, detti e proverbi popolari

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Quante volte usiamo frasi popolari, di cui ignoriamo l’origine? Probabilmente più di quante pensiamo, visto che poi diventano degli automatismi a cui non facciamo caso. Ebbene, tra queste ci sarà sicuramente la frase “non c’è trippa per gatti”. Ma ci siamo chiesti da dove derivi l’origine? Di questo ci occuperemo tra poco, ma per chi non sapesse il significato di questa frase, in realtà si usa quando per ottenere qualcosa si deve lottare e ci si deve impegnare, altrimenti non c’è trippa per gatti.

 ‘Nun c’è trippa per gatti’: cosa vuol dire?

Vale a dire, che in momenti di difficoltà è la sola strada da percorrere, non ci sono soluzioni facili, comode, e per questo non ci si può aspettare che le cose ci piovano addosso, senza fare fatica alcuna, o che qualcuno lo faccia al nostro posto. Ovviamente anche se si parla di trippa, una parte del maiale, usata anche in cucina, come derivato della cucina povera di un tempo, quando per fame si mangiava ogni cosa degli animali, scartando il meno possibile, in realtà questo modo di dire popolare non si riferisce al cibo, ma in linea generale a qualunque tipo di privilegio.

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Come è nato il detto ‘Non c’è trippa per gatti’?

Ora che abbiamo compreso il significato comune, scopriamo però per quale motivo si dice non c’è trippa per gatti. La prima informazione da conoscere è che il primo ad usare questa frase fatta è stato Ernesto Nathan, sindaco di Roma tra il 1907 e il 1913. Nathan, come ci dice il suo cognome, in realà era di origini inglesi, infatti nacque a Londra, nel Regno Unito, nel 1845 era un progressista massone e quando si insediò nella capitale di Italia si assunse l’onere di riordinare le finanze romane. Per raggiungere questo ambizioso traguardo, contrastò la speculazione edilizia e favorì l’istruzione scolastica laica. Le sue prese di posizione, anche se non ricevettero il benestare del popolo, riuscirono comunque a dare i loro frutti e per questa ragione Ernesto Nathan ottenne l’appellativo di “sindaco della modernità”.

All’inizio del suo mandato, il bilancio comunale era in rosso ed Ernesto Nathan analizzò tutte le voci di spesa al fine di riuscire a migliorare la situazione capitolina. Nel visionare le varie voci, Nathan vide la scritta, ‘frattaglie per gatti’. Quando chiese spiegazioni, il funzionario spiegò al neosindaco che il Comune sfamava una grossa colonia felina che aveva il compito di proteggere archivio e documenti dai topi che infestavano il palazzo.

C’era addirittura una figura apposita per nutrire i mici, il carnacciaro, segno di quanto questo compito fosse importante e non un vezzo senza senso. Un’uscita considerevole, infatti, era rappresentata dal mantenimento dei gatti, incaricati di cacciare i topi che rosicavano i documenti presenti negli archivi e negli uffici del Campidoglio. Da questo antefatto, capiamo che i roditori sono sempre stati un problema per la città di Roma, anche oltre 100 anni fa. Comunque tornando al sindaco, Nathan dichiarò che il comune non si poteva più permettere di sfamare i felini di Roma con la trippa, uno dei più prelibati piatti tipici della cucina romana. Così, su un documento ufficiale, qualcuno dell’amministrazione capitolina, trascrisse l’espressione, poi passata alla storia: “Nun c’è trippa pe’ gatti”. Ed il sindaco disse: “E se non ci saranno più topi, vorrà dire che i gatti non serviranno più”.

Da quel momento, dunque, i famosi gatti di Roma avrebbero dovuto provvedere al proprio sostentamento autonomamente, cacciando e mangiando proprio quei topi pericolosi per gli atti ufficiali e i certificati. La scelta del primo cittadino fu azzeccata, visto che i conti per i gatti si sgonfiarono, e quella frase divenne di uso comune, e con orgoglio si intende dire che non c’è alcuna speranza che una determinata cosa sia concessa. Ovviamente la locuzione romanesca ha poi valicato i confini comunali e si è estesa in tutto il resto del paese, dove è compresa e di uso popolare.

Forse è proprio come conseguenza di quel provvedimento che poi a Roma nacque un altro personaggio molto comune, quello della gattara, cioè della donna del popolo che si prendeva cura delle colonie feline, dando loro da mangiare.

Proverbi, detti e credenze popolari sui gatti

Oltre ai proverbi di derivazione popolare sui gatti ci sono veramente tanti modi di dire, che molto spesso affondano le loro radici in antiche tradizioni popolari. Il gatto, infatti, è famoso per tanti buoni motivi: è furbo, è agile, è intelligente e sa cavarsela in tutte le circostanze. Ecco una serie di proverbi, detti e credenze che vedono protagonista proprio il gatto e che provengono da paesi di tutto il mondo, Italia inclusa.

  • La gatta frettolosa fa i gattini ciechi – PROVERBIO
  • Non svegliate il gatto che dorme – PROVERBIO FRANCESE
  • Prima lusingare e poi graffiare, é arte dei gatti – PROVERBIO
  • I gatti vedono anche attraverso le palpebre abbassate – PROVERBIO INGLESE
  • Il gatto timido fa il topo coraggioso – PROVERBIO SCOZZESE
  • Se stirarsi producesse denaro, i gatti sarebbero ricchissimi – PROVERBIO AFRICANO
  • Lasciate che la gatta scappi; il maschio la rincorrerà – PROVERBIO TEDESCO
  • Un gatto è un leone in una giungla di cespugli – PROVERBIO INDIANO
  • I gatti sono in grado di sostenere lo sguardo di un re – PROVERBIO INGLESE
  • Una gatta può andare in convento, ma resta sempre una gatta – PROVERBIO RUMENO
  • Il gatto è un ottimo amico. Peccato che graffi – PROVERBIO PORTOGHESE
  • Tenere rinchiuso un gatto lo farà diventare un leone – PROVERBIO UNGHERESE
  • I gatti leccano i raggi di luna nella ciotola dell’acqua, convinti che si tratti di latte – PROVERBIO INDU’
  • La curiosità uccide il gatto, ma la soddisfazione lo riporta in vita – PROVERBIO INGLESE
  • Agli occhi dei gatti tutto appartiene ai gatti – PROVERBIO INGLESE
  • L’ira ardente del gatto spaventa anche l’acqua fredda – PROVERBIO FRANCESE
  • I cani ricordano i volti, i gatti i luoghi – PROVERBIO INGLESE
  • Gatto vecchio, topi giovani – PROVERBIO CATALANO
  • Per vivere a lungo, mangiate come i gatti e bevete come i cani – PROVERBIO TEDESCO
  • Al buio tutti i gatti sono grigi – PROVERBIO INGLESE
  • Un gatto vecchio non impara più a ballare – PROVERBIO MAROCCHINO
  • Un gatto vecchio mangia tanto latte quanto uno giovane – PROVERBIO INGLESE
  • Se un gatto viene morso da un serpente, poi diffiderà anche di una corda – PROVERBIO ARABO
  • Tutti i gatti sono cattivi nel mese di maggio – PROVERBIO FRANCESE
  • Un gatto per un topo è come un leone – PROVERBIO ALBANESE
  • E’ onesto quanto un gatto quando la carne non è a portata di zampa – PROVERBIO INGLESE
  • Non comprate mai un gatto in un sacco – PROVERBIO OLANDESE
  • I gatti nascondono gli artigli – PROVERBIO INGLESE
  • Chiunque neghi al gatto il latte scremato, dovrà dare la panna al topo – PROVERBIO RUSSO
  • E’ troppo aspettarsi da un gatto che si sieda davanti a una ciotola di latte senza leccarlo – PROVERBIO TEDESCO
  • Padrone felice, gatto felice. Padrone indifferente, gatto scontento – PROVERBIO CINESE
  • Una casa che non ospita un cane o un gatto è una casa poco onesta – PROVERBIO PORTOGHESE
  • Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino
  • Il gatto ama il pesce, ma detesta bagnarsi i piedi
  • Quando il gatto è via, i topi ballano

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