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Poesia 'maledetta' da non leggere ad alta voce: cosa può accadere

Il Mistero della poesia giapponese che uccide chi osa leggerla: finzione o verità?

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

Content Specialist

Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Se siete superstiziosi non andate oltre nella lettura di questo articolo. Se pensate che qualunque cosa giri sui social, sia vera e ne siete intimoriti, non andate oltre queste righe. Per tutti gli altri, procedete pure. Questa breve introduzione, perché da diversi giorni stanno girando sui social media e sul web, voci di una spaventosa poesia giapponese che “uccide chiunque osi leggerla”. Si tratta di “Tomino’s Hell”, una poesia antimilitarista scritta subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, apparentemente ordinaria ma con una differenza agghiacciante: si dice che le persone continuino a morire dopo averla letta.

Gavin Rutaa e Carlos Juico, conduttori del podcast Jumpers Jump, hanno spiegato: “Ci sono stati così tanti incidenti che la gente pensa che, una volta che la si pronuncia ad alta voce, si muore o che l’anima sarà maledetta per il resto degli anni”. Possibile? Difficile da credere, eppure nel podcast i conduttori asseriscono che Terayama Shuji, regista del film del 1974 “Pastoral, To Die in the Countryside”, liberamente ispirato a “Tomino’s Hell”, morì una settimana dopo l’uscita del film. Molto probabile che si tratti di una casualità, di una situazione certamente tragica, per la sorte del regista, ma che non possa considerarsi realistica. Eppure da questa morte è nata una leggenda metropolitana secondo cui la poesia sarebbe in qualche modo pericolosa.

Tutto iniziò dopo che lo scrittore e poeta giapponese Yamota Inuhiko scrisse nel suo libro del 2004 “Kokoro wa Korogaru Ishi no you ni” (Il cuore è come una pietra rotolante) che: “Se per caso leggete ad alta voce, allora subirete un terribile destino dal quale non potrete sfuggire”. Alcuni credenti nelle teorie spaventose su “Tomino’s Hell” hanno persino sostenuto che il suo autore, Saijō Yaso, che pubblicò per la prima volta la poesia nel suo libro del 1919 “Sakin”, fu la prima vittima della sua “maledizione”. Tuttavia, il poeta morì nel 1970, oltre mezzo secolo dopo aver pubblicato la poesia “maledetta”.

Carlos teorizzò che ogni verso sottraesse un giorno di vita al lettore, ma dato che ci sono dozzine di letture della poesia su YouTube, per lo più narrate da persone ancora in vita, sembra improbabile che la maledizione di “Tomino’s Hell” sia reale. Tuttavia, le parole di Saijō sono innegabilmente inquietanti.

Se siete arrivati incolumi fino a questo punto, non resta che affrontare l’ultimo passaggio, cioè avere il coraggio di leggere questa breve poesia giapponese, e sperare, che non sortisca i macabri effetti di cui abbiamo parlato fino ad ora. Per cui fate un bel respiro, ed ecco qui la poesia maledetta: La poesia recita: “La sorella maggiore sputa sangue, la sorella minore respira fuoco mentre il dolce piccolo Tomino sputa solo gioielli. Da solo, Tomino cade in quell’inferno, un inferno di oscurità totale, senza neanche fiori.”

Se avete superato la prova, allora è probabile che tutto questo sia solo una leggenda, molto probabilmente alimentata da scrittori successivi, come probabilmente ha fatto Yamota Inuhiko nel suo libro del 2004, che ha suggerito che chiunque legga ad alta voce la poesia subirà un terribile destino.

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