Fonte: ANSA

Richard Gere e gli esordi: "In 'American Gigolò' ero insicuro"

Ospite di #Giffoni50, Richard Gere parla ai ragazzi del Covid-19, dei suoi esordi e di quanto sia importante essere generosi al giorno d'oggi.

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All’edizione del 2020 di Giffoni – nota con l’hashtag #Giffoni50 – c’è anche Richard Gere, rigorosamente in collegamento video: l’attore ha parlato con i ragazzi della situazione attuale e del disequilibrio causato dal Covid-19 e ha anche ricordato i suoi esordi.

“Mi fa piacere che voi stiate indossando la mascherina. – ha dichiarato Richard Gere – Il Covid ha portato via due persone molto vicine a me. La mia maestra di recitazione e un mio amico produttore musicale. Per favore state attenti, è una cosa molto seria”.

“Giffoni ha un posto importante nel mio cuore. – ha poi continuato l’attore – Ero con mio figlio che aveva 14 anni e avevo divorziato da poco e lì ho incontrato la mia attuale moglie e quindi ringrazierò sempre il festival per questo”. Alla fine dell’incontro, Gere ha concesso ai ragazzi anche una piccola incursione nella sua vita privata presentando proprio sua moglie Alejandra Silva.

A proposito della sua carriera, l’attore ha anche raccontato ai Giffoners diversi aneddoti. “I miei personaggi sono stati tutti difficili da interpretare. Mi vengono in mente due esempi: American Gigolò, all’inizio della mia carriera. – spiega – Ho accettato di fare il film anche se le riprese iniziavano dopo due settimane. In genere mi ci vuole tanto tempo per prepararmi. Era un personaggio molto lontano da me ed ero un po’ insicuro di quello che stavo facendo. È stata l’unica volta che ogni giorno chiedevo di vedere il girato per guardarmi. Chicago, invece, è il film in cui mi sono divertito di più”. “Ero incredibilmente timido – aggiunge poi Gere ricordando gli esordi della sua carriera – ma per qualche ragione ho scelto di recitare a 7 anni e sul palco mi sono sentito bene. Sono sempre stato interessato alla musica, la poesia, la filosofia ma solo con la recitazione puoi esplorare l’interiorità dell’animo umano in prima persona”.

A proposito del suo impegno in opere benefiche, Richard Gere si sente infine di dare un consiglio ai ragazzi. “Quando faccio qualcosa io probabilmente fa più rumore perché sono famoso ma le mie azioni non sono più importanti di quelle degli altri. – commenta l’attore – Non dobbiamo necessariamente fare grandi gesti, basta anche una piccola cosa quotidiana, come non arrabbiarci, come essere generosi. Siamo tutti fisicamente in grado di aiutare qualcuno, quindi, nelle 24 ore di una giornata, possiamo avere tante occasioni di dare una mano.”

“Io credo che ci siano due cose su cui lavorare in questa vita: la saggezza e la compassione. – conclude – Noi viviamo in una stretta interconnessione con tutti, non siamo entità separate e non possiamo isolarci. Amore è augurare a tutti di essere felici. La compassione, invece, vuol dire capire che le altre persone hanno problemi, che soffrono e quindi agire per loro. Io posso dire di essere fiero di aver aiutato altre persone a stare meglio.”

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