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Rifiuti spaziali, l'originale proposta che arriva dall'Australia

Ecco come diverse realtà internazionali intendono risolvere il problema dei rifiuti che vagano per lo spazio

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I rifiuti non sono un problema solo sul nostro pianeta, ma anche nello spazio dal momento che aggravano ancor più il pericolo per la Stazione spaziale internazionale (Iss), per le telecomunicazioni e per le future missioni spaziali. Secondo gli esperti si rischia l’effetto Kessler, scenario in cui da una collisione se ne generano altre a cascata che aumentano progressivamente il numero di detriti saturando la bassa orbita terrestre.

Come fa sapere il sito Wired.it gli scienziati di tutto il mondo da tempo stanno cercando un modo per risolvere il problema dei rifiuti spaziali. Un’idea interessante è quella di riciclarli per convertirli in carburante solido per veicoli spaziali. Dall’Australia agli Stati Uniti passando per il Giappone diverse aziende hanno raccolto la sfida e, grazie a finanziamenti della Nasa, stanno sviluppando tecnologie per realizzare una “stazione di servizio” suborbitale.

Da quando nel 1957 fu lanciato il primo satellite (Sputnik) nella bassa orbita terrestre si sono accumulati detriti di ogni tipo. Centinaia di migliaia di detriti più grandi di 1 centimetro, con un’enorme energia cinetica: viaggiano attorno ai 10 chilometri al secondo. A questa velocità, secondo i calcoli della Nasa, basterebbe un oggetto di 1 centimetro di diametro per trapassare la cabina di un veicolo spaziale.

Se quindi da una parte si stanno sviluppando tecnologie per mandare fuori orbita i detriti che girano intorno alla Terra e sistemi di sorveglianza sempre più sofisticati, ci sono realtà che pensano a modi per riciclare i rifiuti spaziali.

Per farlo, è necessario prima recuperarli. Ed è a questo che sta lavorando la startup giapponese Astroscale. Negli Stati Uniti Nanoracks sta sviluppando un sistema robotico avanzato per passare allo step successivo, ovvero il taglio e l’immagazzinamento, mentre la Cislunar vuole creare una sorta di “fonderia” orbitante in cui i rifiuti vengano convertiti in barre di metallo.

L’australiana Neumann Space ha invece sviluppato un propulsore ionico, una tecnologia che converte con l’elettricità le barre di metallo solido conduttivo in plasma e produce una spinta.

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