Alla luce degli attacchi missilistici tra Israele e Iran, la paura della terza guerra mondiale torna ad affacciarsi con forza nell’immaginario collettivo. Ma c’è un elemento nuovo, inquietante e ancora poco compreso che alimenta i timori degli esperti: l’intelligenza artificiale. Secondo il recente rapporto pubblicato dal SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), l’integrazione dell’IA nei sistemi di gestione degli armamenti nucleari potrebbe trasformare un potenziale conflitto in un incubo senza ritorno.
Il nuovo ruolo dell’IA nelle guerre
Il dato di partenza è già allarmante: dopo decenni di lenta riduzione, il numero globale di testate nucleari ha smesso di diminuire. Al contrario, si assiste a una nuova corsa agli armamenti, tecnologicamente avanzata e più pericolosa che mai. I nove Paesi dotati di armi nucleari (tra cui figurano Stati Uniti, Russia, Cina, India e Israele) non solo mantengono il proprio arsenale, ma lo stanno aggiornando. La Cina, in particolare, ha accelerato la produzione di nuove testate, stimata attorno alle 100 unità all’anno.
Ciò che però che preoccupa maggiormente non è solo la quantità di ordigni, bensì il modo in cui si potrebbero decidere in futuro i lanci. Gli esperti del SIPRI avvertono che sempre più governi stanno valutando l’adozione di intelligenze artificiali nei protocolli decisionali in caso di attacco. In teoria, l’IA potrebbe garantire tempi di risposta rapidissimi e una capacità di analisi dei dati superiore a quella umana. Ma la stessa velocità e automatizzazione potrebbero ridurre drasticamente i margini per la prudenza, il rinvio e il ragionamento critico in situazioni d’emergenza.
Dan Smith, direttore del SIPRI, ha espresso una preoccupazione netta: “Se mai la decisione di lanciare armi nucleari sarà interamente affidata a una macchina, ci troveremmo davvero a un passo dall’apocalisse”. Il rischio non è solo teorico. La storia recente ha già mostrato quanto sia fragile l’equilibrio nucleare. Basti ricordare l’episodio del 1983, quando un errore di sistema sovietico segnalò falsamente un attacco americano. Solo il sangue freddo del colonnello Petrov evitò una risposta automatica che avrebbe potuto distruggere il mondo.
Nel futuro, figure come Petrov potrebbero non avere più tempo per intervenire. I sistemi basati sull’IA sono progettati per agire in pochi secondi, interpretando segnali, dati e minacce in tempo reale. Ma cosa succede se quei dati sono incompleti, corrotti o male interpretati? Un errore tecnico o una lettura ambigua potrebbe innescare un conflitto nucleare senza che nessun essere umano abbia davvero deciso.
Lo scontro tra Israele e Iran
Il contesto attuale non aiuta. Lo scontro tra Israele e Iran, con reciproci attacchi missilistici e droni, ha riacceso lo spettro della guerra globale. Sebbene l’Iran non possieda armi nucleari, i suoi alleati, Russia e Cina, detengono arsenali imponenti. E il recente coinvolgimento degli Stati Uniti rende lo scenario ancora più instabile.
Il SIPRI lancia un appello alla cautela: l’adozione dell’intelligenza artificiale nei sistemi di difesa può avere valore strategico, ma non può sostituire il giudizio umano. L’errore non va mai escluso, soprattutto quando le conseguenze potrebbero essere planetarie. L’era della deterrenza basata sull’equilibrio del terrore sta lasciando spazio a una nuova fase, dove la velocità dell’informazione e la pressione politica rischiano di prevalere sul buon senso. E se davvero una macchina dovesse decidere di premere il bottone, non ci sarebbe modo di tornare indietro.