Si celebra il 21 gennaio di ogni anno, dal 1986 a questa parte, la Giornata Mondiale degli Abbracci. La ricorrenza è un’occasione per ricordarci quanto questo gesto, semplice e completamente gratuito, sia prezioso nella vita di ciascuna persona. Istituita negli USA, questa festa è ormai celebrata in tutto il mondo, a dimostrazione di quanto abbiamo bisogno di azioni che ci avvicinino gli altri in un tempo che ci allontana sempre di più.
E la data non è stata scelta a caso, dal momento che si è pensato di collocare la Giornata Mondiale degli Abbracci in uno dei giorni di poco seguenti la fine delle feste. Un periodo che – vedasi anche il Blue Monday, ovvero il terzo lunedì dell’anno, considerato il più triste dell’anno – rende più necessario che mai combattere la tristezza che caratterizza il momento. Lasciate da parte le occasioni di socialità con le persone care, la solitudine e la malinconia trovano ora terreno fertile.
Dal Michigan all’intero territorio statunitense e, da lì, al resto del mondo il passo è stato breve anche grazie al contributo della scienza. Un abbraccio, infatti, è salutare per lo spirito ma anche per il corpo e i benefici certificati da molte ricerche sono molteplici. Per esempio, il contatto che avviene abbracciandosi per almeno 20 secondi stimola la produzione di ossitocina, ormone che comunemente è associato all’amore e al benessere in grado di allontanare lo stress (oltre che di migliorare la memoria).
Inoltre, abbracciarsi stimola la produzione di emoglobina che ossigena i tessuti e, quindi, migliora lo stato generale di salute. E ancora: farebbe abbassare i livelli cortisolo, migliorerebbe le difese immunitarie e sarebbe benefico per il sistema cardiocircolatorio. Ma quanti abbracci bisogna dare per averne beneficio? La celebre psicoterapeuta americana Virginia Satir era solite prescrivere quattro abbracci al giorno per sopravvivere, otto per migliorare la salute e dodici per crescere.
