Aumento di stipendio in busta paga con questi bonus: come averli

I soldi non bastano mai, specie in tempi come questi. Ebbene, la busta paga potrebbe essere più "pesante" del solito grazie a dei bonus

12 Aprile 2023

A chi non fa comodo un aumento di stipendio? Si sa che i soldi non bastano mai, specie in tempi come questi. Ebbene, la propria busta paga potrebbe essere più “pesante” del solito grazie a dei bonus. Vediamo quali e come ottenerli. Intanto bisogna dire che spetta al datore di lavoro decidere se e quando appilcare questi bonus.

Iniziamo dai fringe benefit: sono uno strumento a cui le aziende in genere ricorrono per riconoscere un’agevolazione al dipendente senza però attribuire un compenso monetario che avrebbe lo svantaggio di aumentare il carico contributivo e fiscale. Nel concreto che cosa sono i fringe benefit? Sono compensi in forma non monetaria che consistono nella messa a disposizione di beni e servizi a favore dei lavoratori. Rientrano in questa categoria l’auto aziendale, il cellulare, la possibilità di richiedere un prestito agevolato, ma anche le borse di studio per i figli dei dipendenti. Questi benefit sono esclusi dalla formazione del reddito del lavoratore solamente se inferiori a 258,23 euro l’anno. Ciò perché nel 2023 è tornato il limite originario dopo che nello scorso periodo d’imposta era stato portato a 3.000 euro.

Diverso il discorso per i premi di risultato (o premi di produttività), che hanno invece natura pecuniaria. È una retribuzione aggiuntiva riconosciuta ai dipendenti al raggiungimento di determinati risultati. In alcuni casi i premi di risultato sono facoltativi, mentre in altri obbligatori perché disciplinati direttamente dal contratto e legati al raggiungimento di determinati obiettivi.

Nel 2023 i premi di risultato hanno godono di una tassazione agevolata: la legge di Bilancio 2023, infatti, ha stabilito che ai premi di produttività erogati nel periodo d’imposta 2023 si applica un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali con aliquota del 5%, e non del 10% come avviene solitamente.

Infine il bonus benzina, strumento con cui i datori di lavoro possono rimborsare le spese documentate sostenute dai dipendenti per l’acquisto di carburante. Questo bonus, introdotto già nel 2022, non concorre alla formazione del reddito del lavoratore se non supera i 200 euro l’anno. Tale agevolazione però agisce solamente in ambito fiscale: sul bonus benzina si pagano comunque i contributi. Ecco perché non è conveniente come lo scorso anno e presumibilmente saranno sempre di meno i datori di lavoro che ne faranno uso.

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