Camelot è davvero esistito, ritrovato il castello di Re Artù

Camelot è esistita davvero e si trovava nello Yorkshire: ecco la scoperta di un professore inglese, che potrebbe risolvere il mistero dopo 1'400 anni

21 Dicembre 2016
Fonte: PIxabay

I film e i libri che raccontano più o meno fedelmente la storia di Artù e dei suoi Cavalieri della Tavola Rotonda non si contano: sono tantissimi e tutti diversi. Nessuno, però, è mai riuscito ad identificare il luogo esatto in cui si sarebbe trovata la mitica città di Camelot, sede delle vicende raccontate.

Il mistero, durato migliaia di anni, potrebbe però essere stato risolto da Peter Field, un ex professore della Bangor University, in Inghilterra, ora in pensione. Ecco cosa ha scoperto.

Camulodunum: la mitica città di Camelot su una mappa romana

La scoperta sarebbe avvenuta per caso, durante la consultazione di una mappa riguardante l’occupazione romana della Britannia: tra tanti altri nomi latini, lo studioso ha casualmente individuato la città di Camulodunum, un nome che è plausibile credere che con il tempo sia stato abbreviato nel più semplice Camelot.

Due sono le città di nome Camulodunum all’epoca romana: una nella contea di Essex, da eliminare dalle ipotesi in quanto al di là delle linee nemiche, e una nello Yorkshire.

Quest’ultima avrebbe tutti i requisiti per poter essere la città giusta: se, come si crede, il regno di Artù si estendeva dal Vallo di Adriano alla città di York, è plausibile che la città più importante del regno si trovasse in mezzo a questo territorio.

Per l’esattezza, coinciderebbe con il forte romano di Slack nello Yorkshire, nei pressi del villaggio di Outlane e sulla strada che congiungeva York con Chester. Questa sarebbe stata la posizione di difesa ideale per la corte del sovrano, oltre 1’400 anni fa.

Il mistero dell’identità di Artù

Nonostante oltre mille anni di studi, gli esperti non hanno saputo stabilire con certezza se Re Artù -e insieme a lui anche i suoi Cavalieri– sia esistito realmente oppure no. Secondo alcune teorie, ad esempio, non si tratterebbe di un unico sovrano, ma di una figura nata dal mescolarsi dei tratti migliori e più pregevoli di tanti sovrani antichi.

Nonostante questo, le teorie del professor Field sono state riprese e sostenute anche da Simon Keegan, autore di “Pennine Dragon”, un libro (pubblicato proprio ad inizio anno) che racconta la vera storia di Re Artù Pendragon e dei suoi cavalieri e che lo identifica con il sovrano Arthwys of the Pennines

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