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Carne, fai caso alla confezione: è scritto? Non è come pensi

Il dibattito su come etichettare le carni in modo che il consumatore abbia tutte le informazioni necessarie è una questione più aperta che mai.

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Una delle buone pratiche che spesso, però, ignoriamo quando facciamo la spessa è leggere con molta, molta attenzione le etichette dei prodotti. Normate dalla legge, queste riportano tutte le indicazioni principali che possono garantirci la genuinità di quello che stiamo portando sulle tavole di casa. Dalla provenienza alla data di scadenza, comprese le informazioni circa eventuali ingredienti aggiunti, coloranti o conservanti: tutto è racchiuso tra le righe applicate sulla confezione.

Per questo motivo non dobbiamo mai dimenticare di controllare i dati riportati, soprattutto quando si tratta di carne. Con le tecnologie che si rinnovano in continuazione, infatti, l’industria alimentare è sempre in crescita, con una serie di modifiche che impattano anche sugli allevamenti. Tra le novità degli ultimi anni, ci sono per esempio le carni a base cellulare, una tecnica introdotta dall’olandese Mark Post.

Era il 2013 quando, per la prima volta, lo scienziato e farmacologo, secondo quanto riportato dal ‘The Guardian’, avrebbe selezionato 20mila fibre muscolari di un bovino per poi coltivarle accuratamente trasformandole in hamburger. Da allora, la carne così prodotta si è diffusa ampiamente sul mercato alimentare: ma il consumatore ne è consapevole, ovvero ne è adeguatamente informato? Ecco che, ancora una volta, l’etichetta deve diventare nostra alleata.

Al centro di molti dibattiti c’è proprio la richiesta che le carni lavorate a base di cellule siano esplicitamente segnalate in modo che l’acquisto sia il più limpido possibile. E secondo alcune indagine condotte, i consumatori vorrebbero questa specifica dal momento che tali tipi di carne non sono prodotte secondo i metodi tradizionali. Altri, poi, ritengono che questi alimenti non siano proprio da etichettare come carne o pollame.

Ma c’è anche chi opta per una via di mezzo, chiedendo che per le carni da coltivazione cellulare compaia la segnalazione di non derivazione da animali vivi. Al netto dei dettagli, le indicazioni al consumatore dovrebbero sempre essere chiare e univoche in modo che ogni acquisto sia pienamente consapevole.

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