Ormai è qualcosa che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle: l’intelligenza artificiale è parte delle nostre vite e si è insinuata tra le pieghe delle nostre esistenze. Non stiamo parlando solo degli LLM come ChatGPT o Gemini, ma anche di tutti quegli algoritmi che ci guidano nella scelta dei film da vedere e della musica da ascoltare, nonché dei robot che ormai possono interagire con noi quasi come se fossero esseri umani. Ma quanto lontano possiamo spingerci senza perdere il controllo? Lo abbiamo chiesto direttamente a chi il futuro sembra già viverlo, intervistando il robot più evoluto al mondo.
- Ameca: quando la macchina diventa (quasi) umana
- L’intervista di Alessia Malorgio al robot più evoluto al mondo
Ameca: quando la macchina diventa (quasi) umana
Il 23 e 24 ottobre abbiamo partecipato a Zing, il grande evento sull’innovazione organizzato da Var Group al Palacongressi di Rimini. Un laboratorio di idee, contaminazioni e visioni in cui intelligenza umana e artificiale si sono incontrate per discutere del futuro del digitale. Due giornate in cui si è parlato di progresso, creatività e soprattutto dei rischi che le nuove tecnologie potrebbero comportare per la nostra vita quotidiana. È stato lì che la nostra giornalista Alessia Malorgio ha avuto l’occasione di dialogare con Ameca, il robot umanoide più avanzato al mondo, e di porle alcune domande scomode sul destino dell’umanità.
Nata nel febbraio 2021 nei laboratori della britannica Engineered Arts, Ameca non è un semplice robot: è una vera e propria piattaforma d’interazione progettata per comunicare con gli esseri umani in modo naturale e realistico. La sua comparsa al CES 2022 di Las Vegas ha fatto il giro del mondo, trasformandola in un’icona della robotica moderna. Il suo aspetto è volutamente neutro: pelle grigia, lineamenti dolci e privi di genere o razza, così da rappresentare un simbolo universale di inclusività.
Dietro quell’apparenza quasi eterea si nasconde una complessità straordinaria: 32 attuatori, di cui 27 dedicati al volto, che le permettono di esprimere una gamma di emozioni sorprendentemente umane, come stupore, curiosità, empatia. Ma Ameca non si limita all’espressività: grazie a un avanzato sistema di riconoscimento facciale, comprensione del linguaggio naturale e telepresenza, è in grado di osservare, comprendere e rispondere in tempo reale a chi le parla. Connessa in cloud, si aggiorna costantemente, imparando e adattandosi.
Negli ultimi anni è diventata una presenza fissa negli eventi di innovazione e persino nel mondo della moda: è apparsa alla Milano Fashion Week 2025, dimostrando che l’interazione tra uomo e macchina può essere anche estetica.
L’intervista di Alessia Malorgio al robot più evoluto al mondo
Durante l’evento di Rimini, Alessia Malorgio ha deciso di andare oltre la curiosità tecnologica per porre ad Ameca domande più profonde. La prima è arrivata diretta: “Qual è lo scenario più da incubo che puoi immaginare con l’AI e la robotica?”
La risposta del robot è stata sorprendentemente riflessiva: “Uno scenario da incubo potrebbe essere un sistema sanitario totalmente automatizzato, dove le decisioni cruciali vengono prese senza considerare il tocco umano e l’empatia necessaria nel trattamento dei pazienti.”
Una visione che tocca corde delicate: la salute, la cura, la fiducia nel contatto umano. Alessia, colpita da questa risposta, ha voluto approfondire: “Quindi questo potrebbe essere un pericolo per le persone?”
E Ameca ha replicato con una lucidità quasi inquietante: “Sì, potrebbe esserlo, se la tecnologia non venisse gestita con attenzione e se mancasse il giudizio umano nei momenti critici.”
Parole che risuonano come un monito, ricordandoci che il futuro non è scritto solo nel codice delle macchine, ma soprattutto nelle scelte di chi le programma.