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Doppio sonno: la tecnica dei nostri antenati per dormire meglio

Il sonno in due fasi era normale prima della diffusione della luce elettrica e può aiutarci a dormire meglio

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I nostri antenati dormivano un sonno in due fasi e, a quanto pare, riposavano molto meglio di noi. Quest’abitudine ad un doppio sonno è stata recentemente scoperta dallo storico Rogere Ekirch, che ne ha trovato riferimenti in scritti, documenti e diari di varie epoche passate. Prima della diffusione della luce elettrica la notte durava molto di più, soprattutto d’inverno. Si era quindi soliti andare a letto presto, dopo il tramonto, e dormire circa 3 o 4 ore. Dopo questo “primo sonno” ci si svegliava e si stava alzati per un paio d’ore, poi ci si riaddormentava fino al mattino. Questo sonno polifasico, cioè diviso in diverse fasi, era la norma per tutte le classi sociali e in tutti i periodi storici antecedenti all’introduzione della luce elettrica. Nei documenti analizzati dal dottor Ekirch, che coprono un periodo temporale molto ampio, se ne parla sempre come di qualcosa di normale, condiviso e scontato.

Geoffrey Chaucer nei suoi Racconti di Canterbury, scritti nel XIV secolo, ad esempio, descrive un personaggio che va a dormire dopo il suo “primo sonno”. I libri di preghiere contenevano orazioni pensate proprio per essere recitate nell’intervallo fra i due sonni. Un medico inglese scriveva invece che l’ora fra il primo e il secondo sonno era il momento ideale per lo studio e la contemplazione, e ci sono parecchi altri esempi al riguardo. Ekirch ne cita moltissimi nel suo libro At Day’s Close: Night in Times Past, in cui ha pubblicato le sue ricerche sull’argomento. Durante le ore di veglia fra un sonno e l’altro di solito i nostri antenati restavano a letto o comunque nella loro camera, spesso completamente al buio o con una candela, leggevano o pregavano, chiacchieravano o facevano sesso.

Un medico del 1550 imputava il fatto che la classe lavorativa faceva molti figli proprio all'”attività” fra un sonno e l’altro. Svegliarsi nel mezzo della notte era considerato normale, visto che la notte era molto più lunga di come la viviamo noi oggi e dormire ininterrottamente dal tramonto all’alba, soprattutto quandole notti sono più lunghe, sarebbe stato difficile. Negli anni novanta uno studio condotto dal National Institute of Mental Health americano, coordinato dallo psichiatra Thomas Wehr, è giunto alle stesse conclusioni. I soggetti dello studio trascorsero 4 settimane con luce limitata, e ben presto cominciarono naturalmente a dormire in due fasi. Andavano a letto molto presto, perchè la notte arrivava prima, e dormivano 4 o 5 ore, prima di risvegliarsi per un breve periodo. Dormivano comunque circa 8 ore a notte, ma suddividendole in 2 segmenti interrotti da un periodo di veglia.

Secondo i risultati dello studio il sonno in due fasi sarebbero qualcosa di naturale e spontaneo anche per l’uomo moderno, se messo nelle giuste condizioni di riposo e non condizionato dalla possibilità di “fare tardi” in casa o uscire dopo cena. Per i nostri antenati il momento del risveglio dopo il primo sonno non era qualcosa di preoccupante, come per noi oggi, ma un intervallo di relax, perchè il tempo a disposizione per dormire era comunque sufficiente. Non c’era l’ossessione per la sveglia che suona, non esisteva il concetto di insonnia e di certo non esisteva il rischio di fare le ore piccole davanti alla tv. Oggi svegliarsi nel cuore della notte e non riuscire più a dormire è qualcosa di preoccupante, perchè le ore di sonno sono spesso troppo poche e sembra quasi un peccato sprecarle rigirandosi nel letto. Una volta non era così, il tempo era percepito in modo diverso e il periodo dedicato al sonno era scandito dalla disponibilità di luce solare, non dagli impegni o dagli hobby.

Dopo l’inizio del XX secolo però il doppio sonno era scomparso dalle abitudini comuni, e la norma era quella odierna di dormire circa 8 ore tutte insieme. Secondo il dottor Craig Koslofky, insegnante di storia all’Università dell’Illinois, questo dipese dalla diffusione dell’illuminazione stradale e della luce elettrica nelle case, come spiegato nel suo libro Evening’s Empire. L’illuminazione delle strade, ovviamente solo nei centri cittadini, permetteva alle persone di spostarsi con maggiore sicurezza anche dopo il tramonto, mentre la possibilità di avere energia elettrica in casa permetteva di continuare le attività anche una volta calato il Sole.

Con queste innovazioni la sera si prolungava e poteva diventare un momento produttivo per lavorare, socializzare o fare altro, anche parecchie ore dopo il tramonto. Con l’arrivo del benessere poi e la nascita del concetto di “tempo libero” la sera diventò il momento in cui dedicarsi a sè stessi una volta conclusa la giornata lavorativa, e la diffusione della televisione nelle case private cominciò a scandire ed uniformare i tempi trasmettendo le trasmissioni considerate più interessanti in “prima serata”. Il tempo dedicato al sonno tendeva quindi a diminuire, e le ore di veglia nel mezzo della notte cominciarono a scomparire, fino ad essere praticamente dimenticate ed abolite dall’uso comune.

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