Il fungo della maledizione di Tutankhamon diventa una sorprendente risorsa per la scienza

Dalla leggenda della maledizione del faraone a un possibile farmaco antitumorale: ecco cosa hanno scoperto i ricercatori.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Per anni è stato avvolto da un’aura di mistero e paura. Le sue spore invisibili, annidate tra le pareti umide di tombe millenarie, sono state ritenute responsabili della cosiddetta “maledizione di Tutankhamon”. Oggi, però, quel fungo temuto si sta rivelando un alleato inaspettato nella lotta contro uno dei nemici più insidiosi dell’umanità: il cancro.

La tomba del faraone e il fungo patogeno

Stiamo parlando dell’Aspergillus flavus, un fungo patogeno noto per infestare cereali, legumi e ambienti chiusi e umidi. La sua fama, però, esplose negli anni ’20 del Novecento, quando fu indicato come possibile causa della morte di Lord Carnarvon, finanziatore della spedizione archeologica che aprì la tomba di Tutankhamon. La leggenda della maledizione prese piede, ma oggi la scienza suggerisce un’altra chiave di lettura: Carnarvon, immunodepresso e debilitato, potrebbe essere stato vittima proprio delle tossine di questo fungo, inalate all’interno della camera sepolcrale.

Oltre alla sua pericolosità ben documentata (è tra i principali responsabili dell’aspergillosi, una grave infezione respiratoria che uccide circa 2,5 milioni di persone ogni anno), l’Aspergillus flavus sta ora mostrando un volto sorprendente. Secondo un recente studio pubblicato su Nature Chemical Biology, infatti, questo fungo produce molecole capaci di attaccare le cellule tumorali, in particolare quelle leucemiche.

La scoperta degli scienziati che potrebbe aprire la strada a nuove cure oncologiche

Gli scienziati sono partiti dall’osservazione che i funghi, per loro natura, generano una vasta gamma di sostanze bioattive. La penicillina ne è il più celebre esempio. Ma la nuova frontiera sono i cosiddetti RiPPs (ribosomally synthesized and post-translationally modified peptides): molecole complesse e modificate dopo la loro sintesi, con un potenziale enorme per applicazioni mediche.

Nel caso dell’Aspergillus flavus, i ricercatori hanno identificato e isolato quattro nuove molecole, battezzate asperigimicine. Due di queste hanno mostrato in laboratorio una marcata efficacia contro le cellule della leucemia, arrivando persino – dopo una modifica strutturale – a eguagliare alcune terapie di prima linea. Il trucco? Un lipide aggiunto a una delle asperigimicine, che ne potenzia l’azione e ne favorisce l’assorbimento.

Come può un fungo combattere il cancro?

L’aspetto più interessante è il meccanismo d’azione: queste molecole interferiscono con la replicazione delle cellule tumorali, colpendone la proliferazione. Non siamo ancora alla cura definitiva, ma il passo successivo – test su modelli animali – apre scenari incoraggianti.   Solo dopo questa fase sarà possibile avviare eventuali studi clinici sull’uomo, con l’obiettivo di sviluppare nuovi farmaci mirati contro la leucemia e, potenzialmente, anche contro altri tipi di tumore.

Se i test sugli animali confermeranno l’efficacia osservata in vitro, le asperigimicine potrebbero aprire la strada allo sviluppo di una nuova generazione di terapie oncologiche. I ricercatori sottolineano che si tratta ancora di una fase preliminare, ma il potenziale di queste molecole è tale da giustificare ulteriori investimenti e sperimentazioni. In un contesto come quello in cui viviamo oggi, in cui la ricerca di cure più mirate e meno tossiche è sempre più urgente, l’Aspergillus flavus (finora conosciuto solo per la sua tossicità) potrebbe davvero diventare una risorsa preziosa nella lotta contro malattie gravi come i tumori e la temuta leucemia.

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