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Questo è il fungo più letale che ci sia e si trova in Italia: fai attenzione

Il nemico nascosto tra i boschi italiani si chiama Amanita phalloides, il fungo più letale che può causare danni irreversibili al fegato

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Nel cuore delle foreste italiane si nasconde un pericolo mortale e silenzioso che prende la forma “innocente” di un fungo. La sua presenza è discreta, ma i suoi effetti sono devastanti. Parliamo della pericolosissima Amanita phalloides, un fungo dalle mille forme che si camuffa tra le foglie dei boschi, pronto a colpire chiunque vi si avvicini.

Come riconoscere il fungo più letale di tutti

Conoscere questo fungo è essenziale per la propria sicurezza. Il suo cappello, con una forma campanulata o conica, può variare di colore dal grigio al giallognolo, dal brunastro al bianco. Un inganno visivo che lo rende difficile da individuare per gli occhi meno esperti. Il diametro del cappello può raggiungere dai 4 ai 15 cm e la sua consistenza può variare a seconda dell’umidità ambientale.

Ma è il gambo di Amanita phalloides a rivelare la sua vera identità. Possiede striature biancastre o verdognole, ed è caratterizzato da un aspetto che ricorda la pelle di serpente. Il gambo, pieno da giovane e cavo quando il fungo invecchia, presenta sempre una base bulbosa.

Le lamelle fitte e disuguali, libere al gambo, sono un altro segno distintivo di questo pericoloso fungo. E non bisogna dimenticare l’anello bianco, che avvolge il gambo come un fazzoletto, cadendo una volta che il fungo raggiunge la maturità.

Il vero pericolo risiede nella sua carne. Fibrosa, bianca e soda, può emettere odori neutri se cruda, ma diventa estremamente fetida quando il fungo è fradicio. Un avvertimento che non deve essere ignorato.

Dove si trova il fungo più velenoso d’Italia

Amanita phalloides prospera nei boschi frondosi, soprattutto vicino a querce e conifere, durante i mesi estivi ed autunnali. Ma la sua presenza non è solo un rischio per chi si avvicina ai boschi, ma anche per chiunque ne ingerisca anche solo una piccola quantità.

Infatti, nel 70-80% dei casi, questo fungo porta alla morte. Basterebbe un milligrammo per chilo di peso corporeo per causare danni irreversibili al fegato. I primi sintomi possono comparire dopo 6-12 ore dall’ingestione del fungo, ma a volte possono manifestarsi anche dopo 40 ore.

Come riconoscere l’intossicazione

L’intossicazione da Amanita phalloides passa attraverso quattro fasi distinte. La fase di latenza, seguita dai disturbi gastrointestinali, che possono portare a complicazioni gravi come disidratazione, insufficienza renale acuta e perfino la morte. Poi c’è la fase epatica, con un aumento delle transaminasi e della bilirubina, seguita dall’insufficienza epatica grave, che porta inevitabilmente al decesso.

Bisogna fare molta attenzione quando si esplorano i boschi italiani. Il pericolo può celarsi tra le foglie, sotto forma di un innocuo fungo. Conoscere i segni distintivi della pericolosa Amanita phalloides può fare la differenza tra la vita e la morte. Dunque, non sottovalutate mai la natura, essa può riservare sorprese letali per chi non è preparato.

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