Ghiacciaio dell’Apocalisse, scioglimento avrà effetti catastrofici: cosa accadrà nel 2025

Il Ghiacciaio dell'Apocalisse sta perdendo massa più velocemente del previsto. Le conseguenze potrebbero essere devastanti. Scopri cosa sta accadendo.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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L’aumento delle temperature globali, accompagnato dall’innalzamento del livello dei mari, rappresenta ormai una chiara prova della crisi climatica di proporzioni epocali che stiamo vivendo. Le immagini che giungono da ogni angolo del pianeta confermano inequivocabilmente la gravità di questa situazione.

Eventi meteorologici estremi, un tempo rari nelle regioni temperate, sono diventati la norma, mentre fenomeni sempre più violenti colpiscono le aree più vulnerabili. Affrontare con serietà e determinazione questa emergenza deve diventare una priorità per i leader mondiali, poiché solo attraverso un impegno globale coordinato si potranno mitigare i pericoli imminenti. A tutto ciò si aggiunge un’ulteriore problema: recenti indagini satellitari hanno rivelato che il Thwaites, noto come il “ghiacciaio dell’Apocalisse”, è in condizioni molto più critiche di quanto si pensasse.

A quanto pare, l’oceano circostante sta accelerando il suo scioglimento a un ritmo estremamente allarmante, aumentando drasticamente il rischio di un innalzamento catastrofico del livello del mare. Se non si interviene prontamente, le conseguenze potrebbero essere devastanti, con impatti significativi non solo per le comunità costiere, ma per l’intero equilibrio climatico globale.

Ghiacciaio dell’Apocalisse, catastrofico innalzamento dei mari nel giro di 10-20 anni

Il ghiacciaio Thwaites, situato nell’Antartide occidentale, è conosciuto come il “Ghiacciaio dell’Apocalisse” per le conseguenze catastrofiche che il suo eventuale collasso potrebbe scatenare. Le ultime ricerche mostrano che la situazione del Thwaites è molto più critica di quanto si pensasse.

Le analisi satellitari recenti hanno evidenziato dinamiche di scioglimento senza precedenti, causate dall’intrusione di acqua marina dell’Oceano Antartico che penetra sotto il ghiacciaio per chilometri. Questo processo, accentuato dalle maree, può sollevare la piattaforma di ghiaccio di diversi centimetri, destabilizzando ulteriormente la struttura già fragile.

La presenza di acqua marina più calda sotto il ghiacciaio accelera la fusione nelle zone di ancoraggio, i punti più delicati del Thwaites. Questo fenomeno minaccia di compromettere la stabilità dell’intero ghiacciaio, con potenziali ripercussioni disastrose per il pianeta. La grandezza del Thwaites, infatti, è impressionante: la sua superficie supera quella della Grecia. Per capirci, è pari a tutte le regioni del Sud Italia messe insieme (Campania, Puglia, Basilicata e Calabria), aggiungendo ad esse anche Lazio e Molise.

Attualmente, il Thwaites è responsabile del 4% dell’innalzamento globale del livello del mare. Tuttavia, il suo scioglimento completo potrebbe determinare un aumento di oltre 60 centimetri del livello marino, secondo due recenti studi pubblicati su Nature. Questo dato è allarmante, considerando che già un incremento di pochi centimetri può avere effetti devastanti sulle coste, aumentando il rischio di inondazioni e eventi meteorologici estremi. Un innalzamento di oltre mezzo metro rappresenterebbe una vera e propria catastrofe globale, mettendo in pericolo milioni di persone nelle aree costiere e alterando irreversibilmente gli ecosistemi marini.

Secondo gli scienziati, l’attuale accelerazione potrebbe determinare un catastrofico innalzamento del livello del mare entro 10 o 20 anni.

I ghiacciai in Groenlandia si sciolgono più velocemente del previsto

I pericoli, però, non vengono solo da Sud, ma anche dal Nord. La Groenlandia è la più grande isola del mondo copre una superficie di circa 2.166.086 chilometri quadrati. La sua vasta calotta glaciale la rende una delle aree geografiche e climatiche più importanti del pianeta. Tuttavia, i ghiacciai della Groenlandia settentrionale, un tempo considerati stabili, stanno subendo rapidi cambiamenti. Studi iniziati nel 1978 hanno rilevato che le piattaforme di ghiaccio nella regione hanno perso oltre il 35% del loro volume totale, con tre di esse completamente collassate.

La presunta stabilità della Groenlandia settentrionale è ora seriamente minacciata. Con il riscaldamento degli oceani, le ultime piattaforme di ghiaccio rimaste si stanno indebolendo rapidamente. Questo indebolimento destabilizza i ghiacciai vicini, aumentando il rischio di un ulteriore innalzamento del livello del mare.

Una recente ricerca condotta dall’Università di Grenoble Alpes in Francia, pubblicata su Nature Communications, ha evidenziato che le piattaforme di ghiaccio fungono da barriere naturali che frenano la perdita di ghiaccio dai ghiacciai continentali. Il loro scioglimento potrebbe quindi provocare un aumento significativo del ghiaccio che scivola nell’oceano, contribuendo all’innalzamento del livello del mare.

Un altro studio del Centro Helmholtz per la ricerca polare e marina in Germania ha documentato una perdita annuale di 38 metri di spessore del ghiacciaio Nioghalvfjerdsbrae, uno dei più grandi della Groenlandia, con una riduzione del 42% dal 1998. Nonostante la reputazione di stabilità dei ghiacciai settentrionali, tre di essi si sono completamente sciolti dagli anni 2000. L’Università di Grenoble Alpes ha esaminato otto piattaforme di ghiaccio nel nord della Groenlandia, che contengono abbastanza ghiaccio da poter innalzare il livello del mare di 2,1 metri in caso di collasso completo.

Romain Millan, glaciologo e autore dello studio, ha sottolineato che questi ghiacciai rappresentano alcune delle formazioni più imponenti della calotta glaciale groenlandese. Sebbene i ghiacciai settentrionali sembrassero più stabili rispetto ad altre aree della Groenlandia, lo studio ha rilevato un significativo aumento delle perdite di ghiaccio dal 1978, con una diminuzione del 35% del volume totale delle piattaforme di ghiaccio.

L’analisi, basata su migliaia di immagini satellitari, modelli climatici e dati sul campo, ha identificato il principale contributo alla perdita di ghiaccio nel processo di scioglimento basale, causato dalle correnti oceaniche più calde che sciolgono il ghiaccio dalla base.

Tra il 2000 e il 2020, infatti, proprio l’aumento del tasso di fusione basale , correlato al riscaldamento delle temperature oceaniche, ha avuto un impatto diretto sui ghiacciai della Groenlandia. Anche qui, questo processo ha portato al ritiro delle “linee di ancoraggio“, le zone in cui il ghiacciaio smette di toccare il suolo e inizia a galleggiare. Con il riscaldamento continuo degli oceani, il rischio di un indebolimento permanente delle piattaforme di ghiaccio aumenta, portando a possibili collassi significativi che contribuirebbero ulteriormente all’innalzamento del livello del mare.

L’indebolimento delle piattaforme di ghiaccio non solo facilita lo scivolamento del ghiaccio continentale nell’oceano, ma compromette anche la stabilità delle aree adiacenti, aggravando una situazione già critica. L’analisi dettagliata di migliaia di immagini satellitari, modelli climatici e dati sul campo ha rivelato che il fenomeno del scioglimento basale è il principale colpevole dietro queste perdite. Negli ultimi vent’anni, l’incremento generalizzato del tasso di fusione basale, legato all’aumento delle temperature oceaniche, ha avuto un impatto diretto e devastante sui ghiacciai groenlandesi.

Cambiamenti irreversibili nello scioglimento dei ghiacciai

E non è tutto. Il rilascio di grandi quantità di acqua dolce nell’oceano Atlantico settentrionale influenzerebbe la circolazione oceanica globale, con potenziali cambiamenti negli ecosistemi marini e nelle correnti oceaniche che potrebbero avere impatti su scala globale. Lo scioglimento dei ghiacciai groenlandesi potrebbe alterare i regimi climatici regionali e influenzare le correnti atmosferiche. Ciò potrebbe portare a cambiamenti nelle precipitazioni, nelle temperature e nei modelli meteorologici in varie parti del mondo

 L’habitat degli organismi che dipendono dalle condizioni attuali della Groenlandia, come alcune specie di animali marini e uccelli, potrebbe subire gravi alterazioni o addirittura scomparire a causa del cambiamento delle condizioni ambientali. Le specie adattate alle attuali condizioni della Groenlandia potrebbero lottare per sopravvivere o essere costrette a migrare verso regioni più adatte alle loro esigenze. Ciò potrebbe portare a cambiamenti nella biodiversità dell’area e influenzare anche le specie che dipendono direttamente o indirettamente dall’ambiente groenlandese.

E ancora, lo scioglimento massiccio del ghiaccio può influire sulla stabilità delle strutture geologiche sottostanti, portando a terremoti o cambiamenti nella morfologia del terreno. Infine anche le comunità locali, che dipendono dagli ecosistemi circostanti per la loro economia e stile di vita, subirebbero perdite economiche, migrazioni forzate e problemi sociali nelle aree colpite.

Sebbene non siano state fornite tempistiche precise per un potenziale collasso, lo studio sottolinea che i cambiamenti osservati dagli inizi degli anni 2000 indicano una situazione in rapida evoluzione. Il futuro dei ghiacciai groenlandesi dipende fortemente dalle azioni globali per ridurre l’inquinamento e il riscaldamento del pianeta. Gli scienziati sottolineano l’importanza di un monitoraggio continuo per valutare la risposta delle piattaforme di ghiaccio ai cambiamenti climatici e prevedere i potenziali impatti sull’innalzamento del livello del mare.

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